(Adnkronos) - “I distretti a energia positiva sono una delle possibili risposte, nel prossimo futuro, per attivare i processi di transizione urbana verso la neutralità climatica. Con il termine ‘distretti a energia positiva’ si fa riferimento a parti fisiche della città che, accomunate da una condivisione di rete elettrica o termica, generano più energia rinnovabile di quanta ne impieghino in consumo. Questo significa essere positivi. Il bilancio di positività, tendenzialmente, può essere calcolato su base annuale o su base mensile”. Così Paola Clerici Maestosi, ricercatore senior di Enea, nel suo intervento al panel ‘Fonti energetiche e decarbonizzazione: nuove frontiere’ all’edizione 2025 di Rebuild, la due giorni in svolgimento al Centro Congressi Riva del Garda (TN) il 6 e 7 maggio e dedicata all’edilizia sostenibile e, più in generale, al futuro del comparto delle costruzioni, in cui le nuove tecnologie digitali saranno sempre più protagoniste.
Tema centrale dell’undicesima edizione della kermesse, intitolata “Connect minds, enable innovation - Condividere le intelligenze per abilitare l'innovazione”, le connessioni tra persone, competenze e tecnologie a 360°. “Ovviamente sono un obiettivo di lungo raggio perché hanno una complessità elevata. Non si tratta di una complessità strettamente tecnologica - prosegue Clerici Maestosi - ormai le tecnologie di produzione di rinnovabili sono moltissime e consentono anche una flessibilità tra la produzione di rinnovabili in locale e l'immissione in rete”.
“Dal mio punto di vista, lavorando sui distretti di energia positiva nell'ambito della Driving Urban Transition Partnership e sulla definizione di questo concetto che verrà presto normato dalla UNI - Ente Italiano di Normazione, la problematica principale risiede nella capacità organizzativa delle strutture preposte alla definizione delle strategie comunali, che devono decidere di investire e ragionare in termini di distretto a livello urbano - aggiunge - Un distretto che può essere contiguo sia fisicamente che virtualmente, ovvero edifici connessi non perché vicini, ma perché connessi da una rete. È possibile farlo aggregando tutta una serie di soluzioni già presenti sul territorio”.
“Non c'è un'unica soluzione di distretto di energia positiva, dipende dalle risorse che sono sul territorio, così come dagli stakeholder di sistema, privati e pubblici, che sono disposti ad investire sul distretto energetico - conclude - Probabilmente sarà una delle possibili soluzioni del futuro. Non ci saranno moltissimi distretti in Italia, ma quelli che ci saranno potrebbero ragionevolmente diventare o neutri o positivi, cioè produrre più energia rinnovabile di quanta ne consumeranno”.
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