Lo scorso 21 agosto, a San Salvo, in provincia di Chieti, si è svolta la III edizione del premio letterario in onore a Raffaele Artese, e lo scrittore Emiliano Ereddia, con il suo “Per me scomparso è il mondo”, Corrimano Edizioni, ha ottenuto una menzione d’onore.
Un risultato più che soddisfacente per lo scrittore, originario dei Monti Iblei, che oggi vive a Roma ed è anche un autore televisivo, sceneggiatore e musicista, “ingredienti” che nel suo romanzo ritroviamo abbondantemente. Mentre i protagonisti sono sette personaggi, che nell’immediato appaino al lettore come “poco raccomandabili”.
Tra essi spicca in maniera preponderante la figura del capo, o boss che dir si voglia, che è anche il leader della band musicale di cui Ereddia racconta: una band piuttosto famosa, dove i musicisti scrivono loro stessi i testi e che si esibisce nei palchi romani e fuori porta. Nel narrare tutte queste vicende, l’autore usa la seconda persona singolare, quel "tu" con il quale si rivolge, spesso in tono duro, al boss che la combina davvero grossa.
Il lettore a volte entra con difficoltà nella trama, soprattutto nelle prime pagine, in più Ereddia usa un linguaggio piuttosto crudo, forte, ma che tanto ci riporta alla realtà. A tutto ciò, si unisce una scrittura incalzante, imperativa, rafforzata da una marcata assenza di punteggiatura. Come a voler lasciare il lettore senza fiato, intenzionalmente. Anche i dialoghi si presentano così.
L’ambientazione spesso descritta richiama scenari squallidi, tristi, cupi, e a far da cornice droga, alcol e quant’altro; c’è tanta rabbia nel descrivere tutto questo, che si traduce in uno sfogo verso il mondo, gli altri, le classi benestanti, i genitori. E dietro tali problematiche si nascondono infanzie difficili. La famiglia vacilla e il mondo tende a scomparire. I protagonisti sfidano tutto e tutti, alla ricerca di una ragione di vita, che non trovano. Le parole tagliate nelle pagine e gli spazi vuoti, lasciati di proposito, rafforzano il vuoto della loro esistenza.
A muovere le fila della vicenda, un episodio compromettente che riguarda il boss, ripreso mentre fa sesso con una minorenne, entra così in gioco questo video che gira fino ad arrivare in tv; e in situazioni del genere, gli epiloghi sono sempre quelli più tragici.
La morte è spesso ricorrente, probabilmente è più la paura della morte, di invecchiare, di soffrire, di affrontare i problemi; tensioni che Ereddia descrive attraverso odori o visioni poco piacevoli, smorzate per fortuna da varie citazioni musicali.
C’è tanta fragilità e insicurezza in questi personaggi, segno di un forte disagio sociale lasciato lì, abbandonato a sé stesso. La rabbia va e torna, e l’autore la rende sempre più incalzante unendo le parole, non lasciando spazi, a niente e a nessuno. Nessuno può far nulla. Il senso di impotenza che si percepisce è quasi totale.
“Per me scomparso è il mondo” è un testo che ci mette alla prova in ogni pagina e ci fa riflettere sulla vita, sul mondo, su ogni cosa. La realtà qui è presentata nel suo lato più brutto, quello che tutti vorremmo evitare. Ma il mondo non deve scomparire, e neanche il linguaggio, per questo li dobbiamo difendere.
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