Nell’era in cui il puzzle composito della nostra identità è sempre più mediato dai social, soprattutto la fisicità della nostra immagine, non poteva mancare l’applicazione che riesce a togliere i chili di troppo nelle foto che postiamo su internet.
Bella in un click, senza più diete dimagranti o fatiche in palestra, si può fingere la trasformazione del proprio corpo con abili pose da selfie.
Si chiama SkinneePix, l’app che snellisce sino a quasi sette chili di troppo: “Nessuno deve saperlo – ammicca con complicità la descrizione dell’app – è il nostro piccolo segreto”.
E quando ci saremo rifatte virtualmente le labbra di Scarlett Johansson, il seno della Loren o le gambe della Bellucci, chi avrà più il coraggio di uscire di casa?
SkinneePix è attualmente l’applicazione più scaricata al mondo ed è semplicissima da utilizzare. Scatti la foto e poi puoi scegliere tra tre versioni più magre di te stessa: -2,2, - 4,5 - 6,8 chili in meno, e tutto con un semplice click.
Ma SkineePix non è l’unico magico filtro: già Instagram delucidava grazie alla personal trainer Melanie Ventura come dimagrire sino a 15 chili in pochi minuti, giusto il tempo di un selfie.
L’australiana ha deciso, infatti, di rivelare al mondo alcuni trucchetti per apparire più magri in pochi istanti. Basta un quarto d’ora per mettere in pratica i semplicissimi consigli di Melanie, che ha postato sul suo blog “MelVFitness.blogspot.com.au” alcune foto prima-dopo davvero impressionanti.
“Qual è il punto?” scrive Melanie, “ragazze non lasciatevi ingannare da ciò che si vede nelle riviste e su Instagram, Photoshop può far sembrare un maiale più focoso di Beyonce”.
Ed è proprio così, il web è capace di rendere splendido e ammiccante anche l’uomo o la donna più obesa. “SkinneePix makes your pictures look thinner. SkinneePix makes your photos look good and helps you feel good” o “Workout because you love your body, not because you hate it” pubblicizzano i claims dei due siti, confermandosi come l’ennesima prova di una società narcisista ed egoista, dove l’apparire conta più dell’essere.
Perché, chi non l’avesse capito, questa selfie - mania per mostrarsi all’altro in tutto il proprio splendore non è altro che dire al mondo “io esisto” e quando lo si fa, si vuole apparire nella veste migliore, quella veste che la società modella e impone come assoluta e che solo pochi, critici, relativizzano.
Non è dunque un caso, per gli esperti, che negli ultimi tempi orde – e questo sembra essere il termine più adatto (ndr)- di giovani richiedano l’interventino di chirurgia plastica, né che dalla nascita di Facebook il ricorso al botulino, soprattutto negli under 30, sia aumentato del 500%.
Perché Twitter e Facebook creano un supermondo dove facciamo propaganda non di come siamo ma di come vorremmo essere, identità mascherate con la foto profilo di dieci anni e di dieci chili fa, inguainate in skinny jeans e occhiali che neanche la mamma ci riconoscerebbe. Salvo che, come siamo veramente lo sappiamo, e anche bene, e mentre in apparenza siamo ubriacati di autocompiacimento, in realtà, anche inconsciamente, ci confrontiamo con l’immagine degli altri, provando invidia e disprezzo per noi stessi (senza pensare che probabilmente è falsata pure quella). E aveva ragione Pirandello a giudicarci tutti come delle maschere, che oggi chiameremo schermi, quegli specchi di finti pixell o algoritmi dimagranti che simulano, sdoppiano e mescolano le nostre identità.
E passa ancora un triste messaggio, aimè di successo, “magro è bello”, e se non riesci ad esserlo nella vita, almeno ostentalo nelle foto.
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