“La marijuana non fa male e non crea dipendenza”, esordisce così lo scienziato e oncologo Umberto Veronesi nel corso dell’intervista sulle droghe leggere, rilasciata al settimanale “Oggi”.
Veronesi conferma una posizione che già da tempo sapevamo, e cioè la sua completa adesione alla liberalizzazione delle droghe leggere, ma le sue parole non potevano non sollevare un’immediata polvere di polemiche.
“I danni da spinello sono praticamente inesistenti”, continua l’ex ministro della Salute, definendo così “infondata anche la credenza che la marijuana dia dipendenza e apra la strada all’uso delle droghe pesanti, come cocaina e morfina. Liberalizzare lo spinello non è malinteso permissivismo, ma una posizione realistica che punta alla riduzione del danno. Risulta che metà dei nostri giovani e molti adulti fanno uso di marijuana. Ha senso criminalizzarli?”.
Il patron della celebre fondazione all’avanguardia sulla cura dei tumori non si smentisce; come in passato, quando sull’onda della critica finirono gli inceneritori, le centrali nucleari e la sperimentazione animale, Veronesi riesce ancora una volta a distinguersi dalla massa. Ma stavolta non proprio in senso positivo.
Al di là, infatti, delle invetriabili ripercussioni sul dibattito pubblico, gli effetti della marijuana sulla salute sono dal punto di vista scientifico un argomento molto dibattuto. Se da una parte la sostanza si è rivelata indubbiamente d’aiuto a fini terapeutici, specie negli ultimi anni, tant’è che è stata liberalizzata per uso medico in Colorado, alcuni studi hanno evidenziato come possa indurre ansia e depressione, mentre altri hanno stabilito una correlazione tra il consumo di cannabis e l’infertilità maschile . E in forte contrasto con le opinioni di Veronesi ci sarebbero persino alcune statistiche americane secondo le quali bastano anche pochi “tiri” saltuari per far sì che nel cervello dei giovani possano prodursi danneggiamenti, a carico dell’amigdala.
L’uso di droghe non è mai di per sé ottimale per il nostro organismo, e ci sbalordisce come un campione della medicina sia potuto cadere in una simile “trance”.
Dure le repliche della comunità di recupero riminese San Patrigano: “I danni da spinello ci sono eccome e non sono da sottovalutare. Come il famoso oncologo possa scrivere sulle pagine di una rivista rivolta principalmente alle famiglie che i danni da spinello sono praticamente inesistenti è ai limiti del comprensibile - si legge nella nota della comunità - .Veronesi non solo lancia un messaggio di pericolosa superficialità alle famiglie italiane, ma allo stesso tempo ignora deliberatamente le evidenze emerse da numerose ricerche scientifiche”.
San Patrignano denunzia un livello di irresponsabilità inquietante, spiraglio di un lassismo da parte degli adulti che non aiuta, ma sotterra i giovani dipendenti. A giudizio della comunità di recupero riminese, “le canne, tanto più è alto il Thc, instupidiscono gli adolescenti, li allontanano dai loro interessi, fanno calare il rendimento scolastico e pregiudicano il futuro”.
Quindi, conclude: “basta parlare di liberalizzazione come unica risposta realista alla diffusione della cannabis. Se questa cultura dilaga è proprio per il lassismo e la superficialità dimostrata dagli adulti e da chi dovrebbe educare le future generazioni. Basta anche parlare di riduzione dei danni. Chi ama i propri figli non vuole per loro il male minore, vuole il meglio. Ed il meglio è una vita fatta di passioni, interessi, motivazione. Non di annebbiamento, sballo e fuga dalla realtà”.
Fuga dalla realtà cui non vogliamo dare una giustificazione, aggiungiamo, ma una dura sconfitta.
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