In occasione del 32° anniversario dell’omicidio del giudice Alberto Giacomelli, ucciso dai sicari di Totò Riina, il 14 settembre del 1988 a Trapani, mentre era in quiescenza, come ritorsione per il sequestro dei beni di Gaetano Riina, fratello del boss, predisposto proprio dal magistrato, intende ricordarne il grande valore morale e la profonda onestà.
Molti giudici del nostro passato e del nostro presente hanno sicuramente profondamente introiettato una parte fondamentale del pensiero filosofico greco che si occupava del concetto di giustizia. Essa è al di là degli interessi personali e vive in una sfera più alta rispetto al “particulare”; non basta evitare di compiere il male, bisogna perseguire il bene o perlomeno rispettare le leggi. L’ammirazione che suscitano gli uomini ispirati da tale principio inviolabile è legittima; eppure è fortemente desolante constatare come nella maggior parte dei casi avvenga proprio il contrario. Anche se la coscienza, fiamma viva in ciascuno di noi, detterebbe diversamente: "Ci sarebbe forse possibile vivere, se fosse corrotta quella parte di noi che viene turbata dall'ingiustizia, mentre dalle cose giuste riceve giovamento? È giusto o ingiusto che si cerchi di evadere pagando e ringraziando coloro che ci aiuteranno a farlo? Se ci sembra giusto, proviamoci; altrimenti, se ci apparirà chiaro che di un'azione ingiusta si tratta, non preoccupiamoci di dover morire o di subire qualsiasi altra pena, restiamo con tranquillità al nostro posto e diamoci pensiero, piuttosto, di non commettere ingiustizia. E se commettere ingiustizia è, per chi lo fa, cosa né buona né bella, noi non dobbiamo nemmeno ricambiare le ingiustizie, qualsiasi cosa gli altri facciano a noi. A condividere queste opinioni sono e sempre saranno in pochi, e fra chi la pensa così e chi no, non è possibile comunità d'intenti. Ma può sopravvivere, e non essere sovvertita, una città in cui si fa quanto è possibile per distruggere le leggi, una città in cui le sentenze non hanno efficacia, e possono essere invalidate e annullate da privati cittadini?» (dialogo di Platone, il Critone)
Il CNDDU invita a una riflessione attraverso il brano proposto sui temi della cittadinanza attiva e responsabilità individuale, ricordando la figura del giudice Alberto Giacomelli.
Prof. Romano Pesavento (Presidente CNDDU)
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