Un'organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi costituiti, essenzialmente, da liquami e fanghi provenienti da fosse settiche di civili abitazioni, è stata sgominata dai carabinieri per la tutela dell'ambiente che stanno eseguendo cinque provvedimenti restrittivi. Sono invece co-indagate altre 130 persone, in gran parte legali rappresentanti e soci accomandatari di aziende operanti nel settore della gestione e smaltimento rifiuti, con sede in Emilia Romagna.
L'operazione, denominata "Lucignolo", coordinata dalla Procura di Forlì-Cesena, vede impegnati circa 50 carabinieri, supportati da un velivolo del 13.mo nucleo elicotteri carabinieri. Nell'inchiesta sono coinvolte imprese private e pubbliche operanti nel settore ambientale della provincia forlivese. Dalle indagini è emerso il traffico illecito di oltre 500.000 tonnellate di rifiuti speciali, pericolosi e non, che sono stati smaltiti in discariche non autorizzate dell'Emilia Romagna. Le ipotesi di accusa sono di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, evasione fiscale, appropriazione indebita di fondi societari, emissione di false fatture. I particolari dell'operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, che avrà luogo, alle ore 11:00, presso la sede del comando provinciale carabinieri di Forlì- Cesena.
Al centro dell'inchiesta, i proprietari di una ditta di smaltimento rifiuti del forlivese; alcuni dipendenti del locale depuratore comunale, gestito dalla società Hera Spa. L'operazione è un'appendice di quella del settembre 2004, quando la magistratura forlivese, nell'ambito dell'indagine 'Rudolph', aveva emesso vari provvedimenti restrittivi sempre per un illecito smaltimento di rifiuti pericolosi. L'inchiesta attuale ha portato ad individuare un sodalizio criminoso, i cui protagonisti principali sono risultati essere personaggi gravitanti sempre nell'orbita della ditta "Laghi" che avrebbero gestito un'attività criminosa, strutturata, in particolare, sulla gestione di illeciti traffici di rifiuti e l'omissione delle dovute registrazioni contabili, il cui unico scopo sarebbe stato quello di arrivare a ingenti guadagni, che, poi, attraverso una "contabilità parallela", sarebbero confluiti nei conti correnti bancari personali dei vari componenti della famiglia Laghi.
Il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Bologna ha accertato che i rifiuti, prevalentemente allo stato liquido o fangoso palabile, dopo essere stati raccolti dagli impianti di produzione, confluivano nel sito di stoccaggio provvisorio della ditta Laghi, da dove, dopo un fittizio trattamento, venivano, successivamente, trasportati presso l'impianto pubblico di depurazione di Forlì o la piattaforma per il trattamento chimico-fisico dei rifiuti, sita all'interno dello stesso depuratore. In particolare, i rifiuti speciali pericolosi, costituiti, essenzialmente, da liquami e fanghi provenienti da fosse settiche di civili abitazioni, mediante "giro-bolla" o falsificazione dei formulari identificativi, venivano declassati in speciali non pericolosi e fatti confluire in siti non autorizzati alla loro ricezione, nella rete fognaria o in corsi d'acqua superficiali, provocando, così, un ingentissimo danno ambientale. Il valore dei beni sequestrati ammonta a 4 milioni di euro, mentre il guadagno ottenuto illecitamente nel triennio 2004/2007 é di 3.500.000 euro.