Aveva diviso i cittadini palermitani prima ancora di essere dibattuto in sede politica, ha lasciato strascichi pur essendo largamente condivisa la sua inadeguatezza: il cosiddetto “hotspot”, il tanto discusso centro per migranti allo ZEN, non vedrà la luce. È quanto deciso oggi dal Consiglio comunale di Palermo, tra la soddisfazione generale per la bocciatura di un progetto che non aveva mai convinto pienamente, considerato al pari di un campo di concentramento e lesivo dei diritti dei potenziali "ospiti", e di chi li avrebbe accolti: i palermitani.
Parole di unanime positività dall’intero Consiglio, nell'esprimere contrarietà al progetto: "L'hotspot è un non-luogo che fabbrica non-persone – ha affermato il capogruppo di Sinistra Comune, Giusto Catania, nel corso del dibattito. – L'hotspot elimina i diritti fondamentali delle persone, criminalizzando e privando della libertà chi ne varca la soglia. È uno spazio che viola i diritti degli esseri umani, estraneo all'ordinamento giuridico. È anche uno scempio urbanistico: sette milioni di euro per costruire una baraccopoli in un bene confiscato alla mafia".
Gli fanno eco il capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Ugo Forello, e gli altri consiglieri pentastellati, che si dicono "soddisfatti per la decisione presa dall'Aula su un'opera invasiva e costosa, sbagliata nella concezione, nel metodo e nel progetto”, e che aggiungono perplessità sulla scelta del quartiere in cui sarebbe nato il polo: “la scelta dello ZEN non garantisce alcun rispetto per le esigenze di un quartiere che ha bisogno necessariamente di altro. Questa soluzione ipotecherebbe per sempre il riscatto di un quartiere in cui i politici tutti hanno fallito”, è l'amara considerazione del Movimento.
Completa il quadro il Pd: "Il Partito democratico manifesta tutta la propria soddisfazione per il dibattito di oggi – affermano i consiglieri dem e il capogruppo Dario Chinnici – Abbiamo ribadito le grandi conquiste della città in questi ultimi anni, tra queste certamente la visione centrale del tema dell'accoglienza, che ha trasformato Palermo in città dei diritti, a partire dalla nostre scuole dove i bambini e le bambine vivono e crescono insieme, e lo straordinario contributo del governo nazionale per l'attenzione data". I democratici rilanciano anche le proposte di riqualifica di aree come Fondo San Gabriele (arrivata dal Centro Pio La Torre), e di scuole degradate.
Ma nonostante la base d'azione condivisa da maggioranza e opposizione di Palazzo delle Aquile, oggi in aula il clima è stato infuocato da critiche e polemiche. Appena il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha preso la parola nel dibattito, il leader dell’opposizione Fabrizio Ferrandelli gli si è scagliato contro usando parole dure: “Non ti vogliamo in aula su questioni su cui siamo tutti d’accordo – ha tuonato Ferrandelli rivolgendosi direttamente al primo cittadino – ma per parlare delle emergenze finanziarie e gestionali del Comune e delle sue aziende. Se vuoi fare passerella noi non siamo e non saremo mai complici”. Poi, Ferrandelli e I Coraggiosi hanno abbandonato l’aula di Sala delle lapidi per farvi ritorno solo al momento della votazione.
Il riferimento (per niente velato) di Ferrandelli è alle molteplici problematiche che il sindaco, secondo l’opposizione, starebbe ignorando o trattando con scarsi risultati, dalle criticità del Mef ai rilievi della Corte dei Conti, dalla contrarietà al tram in via della Libertà al rischio fallimento delle aziende controllate. La stessa impressione arriva dal M5S: “L'unica nota positiva di oggi – commenta il gruppo consiliare Cinque Stelle in una nota – oltre all'unione d'intenti dell'intero consiglio su questo tema, è stata la presenza del Sindaco 'assente' che in Aula non si vedeva da fine 2017 e che sembra scappare dalle sue responsabilità: dall'emergenza rifiuti, ai debiti del Comune e delle partecipate, a un’emergenza sociale con una Palermo sempre più povera e distante dalle esigenze dei cittadini".
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