È boom in Italia di opere incompiute, arrivate nel 2014 a quota 868 dopo le 692 del 2013 secondo l'ultimo dato disponibile dell'Anagrafe delle opere. A calcolarlo è il Codacons, secondo cui il costo di questi sprechi, per ogni famiglia italiana, è di 166 euro. Lo spreco complessivo, secondo l'associazione dei consumatori, è di 4 miliardi e servirebbero 1,4 miliardi per completare le opere avviate e mai completate.
Nella speciale classifica è la Sicilia la regione italiana che tra il 2013 e il 2014 ha visto l'aumento più consistente di opere incompiute. Sull’Isola si è passati da 67 a 215 con un aumento di 148 opere. La crescita dipenderebbe, però, dal fatto che la Sicilia non avrebbe comunicato il dato nell'anno precedente, anche se resta il fatto che è la regione dove si registra in assoluto il numero maggiore di incompiute.
«Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia - afferma il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi -. Risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare dighe progettate negli anni '60 e poi lasciate in stato di abbandono, porti inaugurati e mai utilizzati, strade che non portano in nessun posto perché lasciate a metà, strutture inutilizzate a causa degli elevati costi di gestione».
Di contro, dall'altro lato della classifica, si posiziona il Lazio che ha il più alto numero (28) di opere completate, anche se è proprio la Città dello sport di Tor Vergata, a Roma, a far registrare il record assoluto dello spreco, essendo costata finora ai cittadini oltre 607 milioni di euro.
«E pensare - conclude Rienzi - che i miliardi finora spesi per tali infrastrutture irrealizzate, avrebbero potuto abbattere la pressione fiscale per tutti i cittadini ed impedire la nascita di tasse come l'Imu o la Tasi, con benefici immensi per la collettività e l'economia nazionale».
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