A distanza di nove anni il pusher della Palermo bene è tornato a gestire il business della droga ricominciando a rifornire di cocaina professionisti e giovani rampolli della borghesia palermitana. Giuseppe Mellina, 52 anni, ieri è nuovamente finito in carcere. Finita di scontare la prima condanna, aveva ricominciato da dove aveva lasciato, riuscendo questa volta a crearsi un suo giro di clienti, tutti facoltosi palermitani che abitano in via Libertà o nelle vicinanze. Clienti vip che non andrebbero mai a comprare droga nelle piazze di spaccio e a cui la coca va portata a domicilio.
Ad aiutare Giuseppe Mellina nelle consegne c’era anche il figlio Francesco, 25 anni, che in sua assenza prendeva gli ordini e recapitava la coca a casa dei clienti. A scoprire il ritorno di Mellina nel business dello stupefacente sono stati gli uomini della sezione antidroga della squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti. Padre e figlio sono finiti in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Palermo su richiesta del sostituto procuratore Giorgia Spiri.
Un’indagine partita ad inizio giugno dal contributo di un collaboratore di giustizia romano che nel 2018 si era trasferito a Palermo per amore di una donna. Si era trasferito a casa sua e dopo poco aveva capito che la compagna faceva abitualmente uso di cocaina. È stato il pentito a riconoscere Mellina come l’uomo che bazzicava quasi ogni giorno a casa della compagna in via Libertà, che lo aveva più volte minacciato di pagare i debiti di droga della fidanzata.
Attività tecniche, intercettazioni e pedinamenti hanno permesso in un’estate di ricostruire la rete di clienti di Giuseppe Mellina, il pusher dei vip che raccoglieva le prenotazioni sullo smartphone e poco dopo si presentava vestito alla moda alla porta dei clienti con la tanto agognata pallina bianca. Una ventina i clienti, tutti consumatori abituali di coca per almeno 200 euro a testa a settimana.
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