Servono? E a cosa servono? Il rush finale della lunga maratona elettorale siciliana, che domenica condurrà al rinnovo di otto Province su nove, rilancia il dibattito sull´utilità di enti di cui da più parti si chiede la soppressione, in nome del contenimento dei costi della politica.
D´altronde, anche Francesco Musotto, rimasto per oltre dieci anni alla guida di Palazzo Comitini, prima di andarsene dettò il suo giudizio lapidario: «O si riformano queste istituzioni, con l´assegnazione di maggiore competenze, o è inutile andare avanti. Insomma, o si cambia o si chiude». Questione generale, certo. Che in Sicilia però ha una valenza ancora maggiore. Perché, come spiega un altro veterano dell´ente palermitano, l´ex assessore Nicola Vernuccio, «la devolution, in Italia, ha assegnato maggiori poteri alle Province, che oggi gestiscono le motorizzazioni, gli uffici del lavoro, la formazione professionale. Competenze che in Sicilia restano in capo alla Regione». Amministrazioni ancora più leggere, insomma, al di qua dello Stretto. Ma solo per quanto riguarda le funzioni. Perché gli organici sono, in media, più abbondanti. La sorpresa, se può definirsi tale, arriva dall´ultimo censimento del personale degli enti locali diffuso dal Viminale. Malgrado abbiano competenze inferiori rispetto alle istituzioni gemelle del resto d´Italia, le nove Province siciliane contano 5.885 dipendenti, cifra inferiore solo a quella relativa alle Province lombarde: 7.210 fra impiegati e dirigenti. Ma in Lombardia c´è un dipendente ogni 1.314 abitanti, nell´Isola uno ogni 851. La Provincia di Palermo ha cento dipendenti in più di quella di Napoli, che pure amministra una popolazione quasi tre volte più numerosa, e ne ha ben 600 in più di quella di Bari, analoga per dimensioni. E la spesa di Palazzo Comitini, pur "drogata" da uscite in conto capitale legate all´attivazione dei cofinanziamenti europei, è pari a 450 milioni di euro. Bari ha un bilancio da 200 milioni, Genova da 235. E sì che al Nord le entrate delle Province sono maggiori, derivando in parte dalle tasse sulle bollette Enel, sull´Rc auto e sull´immatricolazione delle vetture.
La Provincia di Palermo sborsa 75 milioni di euro l´anno per mantenere il proprio personale, quasi la metà della spesa corrente. Gli alti burocrati delle Province sono equiparati ai grand commis della Regione. E ciò determina anomalie e sacche di privilegio. Significativo il caso dei responsabili dei licei linguistici provinciali che, proprio in virtù del loro status giuridico da dirigente regionale, hanno un´indennità annua di almeno 75 mila euro. Mentre lo stipendio del preside di un istituto secondario dipendente dallo Stato, sia esso un classico o uno scientifico, si aggira sui 45 mila euro. Certo, la maggior parte dei dipendenti non gode di compensi da favola: la media delle busta paga è inferiore ai 2 mila euro al mese. «Il problema non sono le professionalità, che esistono e sono valide - afferma Franco Piro, candidato del Pd per la Provincia di Palermo - Bisogna semplicemente metterle nelle condizioni di operare al meglio, recuperando competenze che erano previste dalla legge regionale 9 dell´86 e che sono state abbandonate: la formazione professionale, certo, ma anche i trasporti, la mobilità. Vi pare normale che il sindaco di Palermo istituisca una sorta di tassa d´ingresso in città, con l´introduzione della Ztl, e chi rappresenta l´hinterland non venga neppure consultato?». Ed è vero, come afferma Saverio Romano, big sponsor del candidato dell´Udc Giovanni Avanti, «che le Province negli ultimi anni hanno acquisito nuovi poteri nel campo dei rifiuti e della gestione delle risorse idriche». Ma è vero pure che, con uno dei suoi primi atti da governatore, Raffaele Lombardo ha riscritto la composizione degli Ato rifiuti, prevedendone la forma giuridica di consorzi di Comuni ed escludendo la presenza delle Province (che prima detenevano il 10 per cento del capitale). «Atto incomprensibile, da parte di chi fino a ieri è stato presidente dell´Unione delle Province», attacca Piro.
Istituzioni in crisi di identità, le Province siciliane. Sono state trampolino di lancio (o di rilancio) per figure di primo piano della politica isolana, come Lombardo che ha visto accrescere il suo consenso grazie anche a un abile utilizzo delle società controllate (500 assunti senza concorso nella Pubbliservizi). O come Musotto che negli ultimi anni ha speso un milione di euro ogni estate per la Festa della Provincia (nel 2007 il solo concerto di Gigi D´Alessio è costato 240 mila euro) prima di lasciare per candidarsi all´Ars. E nell´attuale esercizio finanziario, d´incanto, il capitolo per la manifestazione si è ridotto a 150 mila euro. A Trapani l´istituzione di un ufficio legale ha ridimensionato la spesa per gli onorari di legali esterni, che nel 2000 avevano raggiunto la cifra record di 240 mila euro. Ma da quelle parti ancora si chiedono come mai la metà dei contributi per le famiglie bisognose sia finita a Castelvetrano: un´improvvisa crisi economica nella zona o c´entra il fatto che quello è paese di origine dell´assessore Giovanni Lo Sciuto? Istituzioni in crisi d´identità, rimaste ancorate a vecchie, solide competenze (la scuola, le strade) ma vittime della schizofrenia della politica: nel 2005 l´Ars chiuse con una legge le aziende per l´incremento turistico, ora il nuovo presidente Lombardo dice di volerle rilanciare e intanto ne ha allungato l´esistenza attraverso la proroga delle gestioni liquidatorie. Peccato che nel frattempo circa l´80 per cento dei 357 dipendenti sia già transitato negli uffici della Regione a occuparsi di materie per loro del tutto nuove: motorizzazioni, protezione civile. Costi di efficienza, costi reali. A pesare di più restano gli apparati, i consigli provinciali che si limitano ad approvare documenti contabili e regolamenti e che continuano a viaggiare a ritmo tutt´altro che frenetico. L´allarme scattò l´anno scorso, in questo periodo, quando Repubblica stimò che ciascuna delle 33 delibere approvate in cinque mesi a Palermo - soprattutto surroghe di consiglieri - era costata alla collettività 21.742 euro, più o meno l´importo del salario annuo di un operaio della Fiat. Quest´anno, fino a oggi, sono state prese in esame 45 deliberazioni, ma 10 delle 24 sedute sono saltate per mancanza del numero legale. Nonostante la campagna elettorale sono stati approvati il bilancio e il piano delle opere pubbliche, fanno notare a Palazzo Comitini. Chissà se questo bottino contribuirà a dissipare quei dubbi sulle Province siciliane figlie di un dio minore: servono? A cosa servono?