Palermomania.it ha incontrato l’avvocato Agata Teresi candidata al consiglio comunale con il partito Democratici e Popolari, come lei stessa si definisce: “Non sono un politico. Mi auguro di diventarlo per mettere a servizio di Palermo e dei palermitani la mia competenza e la mia professionalità unitamente ai valori in cui credo di tutela degli interessi del bene comune che pongo come priorità assoluta. Sono prima di tutto una mamma e come tale particolarmente sensibile ai bisogni delle famiglie, dei minori e delle donne. – conclude - Vorrei essere la voce dei palermitani che intendo rappresentare con impegno e serietà”.
Impegno e serietà sono due elementi da cui la politica di oggi sembra essersi allontanata.
“Infatti la politica che intendo io si avvicina alla città di Palermo e ai palermitani, nel senso che vorrei riavvicinare l’amministrazione comunale a questi valori che ritengo essere essenziali”.
Come nasce la sua candidatura?
“La mia candidatura nasce dall’esigenza di una partecipazione attiva, e nasce sollecitata da amici e parenti che credono in me e in questi valori che vorrei portare avanti. Probabilmente sarà stata la mia attività lavorativa che ha potenziato la caratteristica di rappresentare quelli che sono gli interessi e i diritti del prossimo”.
Parola chiave di queste elezioni è “cambiamento”.
“Il cambiamento come lo intendo io è nell’intenzione di volere riavvicinare la politica, il consiglio comunale ai cittadini, in quanto secondo me il consigliere comunale ha perso il contatto con il territorio. Invece deve toccare con mano le esigenze del cittadino, deve portare la voce dei palermitani all’interno del consiglio comunale, deve essere la voce di coloro i quali hanno creduto in lui”.
Concretamente quali sono le secondo lei le criticità su cui dover intervenire?
“Si dovrebbero potenziare i servizi sociali come gli asili nido ad esempio, o favorire questo genere di servizi all’interno sia di strutture pubbliche che private per agevolare le lavoratrici. Ma i servizi sociali vanno potenziati, e in alcuni casi totalmente previsti, soprattutto nelle periferie che sono state trascurate. Si deve pensare a riqualificare le periferie, realizzando delle strutture per i ragazzi e supportando in questo il lavoro delle associazioni sportive ad esempio. Poi si dovrebbe puntare sul turismo, in una città ricca di storia e cultura come la nostra il turista può portare una crescita produttiva ed economica. Ma anche in questa circostanza bisogna potenziare i servizi, mantenendo pulite le strade o curando l’illuminazione. Per fare questo dobbiamo lavorare anche sull’educazione civica all’interno delle scuole istruendo le nuove generazioni sul fatto che la città è la nostra casa e i quanto tale la dobbiamo curare. Questo si traduce in collaborazione tra amministrazione e cittadino”.
Esiste ancora il voto dato al partito o oggi si guarda al candidato?
“Credo che ormai non esiste più un’identità politica. Le persone sono sfiduciate. Addirittura c’è chi l’11 giugno non vuole andare a votare e credo che questo sia sbagliato, il voto oltre a essere un diritto è uno strumento che ci consente di potere scegliere di farci rappresentare da persone che abbiano dei valori condivisi. Dobbiamo metterci al servizio della gente perché solo così possiamo determinare un cambiamento. Indipendentemente dal colore politico bisogna sostenere quei progetti che possono apportare un miglioramento”.
Si stanno candidando molti giovani, questo potrebbe andare a discapito dell’esperienza necessaria per risolvere le criticità di Palermo?
“Se i giovani sono stimolati da progetti e hanno delle buone idee su cui poter lavorare credo che vadano portati avanti. All’interno di qualsiasi livello istituzionale occorre un minimo di competenza e preparazione, bisogna trovare un giusto equilibrio tra competenze e persone che conoscano le criticità delle città. La competenza non è detto che si associ all’esperienza”.
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