Alla fine non ci saranno vicepremier. Gianni Letta tornerà al suo posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio; Roberto Calderoli si 'accontentera'' di un dicastero senza portafoglio, anche se con la doppia responsabilità di una parte delle riforme e dell'Attuazione del programma; mentre Umberto Bossi sarà in sostanza il 'ministro del Federalismo'. Confermate, inoltre, le poltrone di Roberto Maroni all'Interno e di Luca Zaia all'Agricoltura.
Salvo sorprese dell'ultima ora o la definizione di qualche dettaglio, sarebbe questa la "quadra" trovata da Silvio Berlusconi e Umberto Bossi nel vertice di via Bellerio, sede del Carroccio a Milano. "E' stato un incontro assolutamente soddisfacente", ha detto il Cavaliere, passeggiando per Via Manzoni, dopo le due ore di colloquio con il Senatur. E, più tardi, Bossi ha confermato: "Sono stato bravo e paziente. In questi giorni mi hanno fatto molto lavorare, molti mi hanno rotto le scatole. Ma si è trovata la quadra". Di quale 'quadra' si tratti, i due leader non parlano. "Abbiamo deciso di non dire nulla", spiega il Senatur. Ma confermano che l'intesa mette d'accordo entrambe le parti. E dire che la giornata non era iniziata sotto i migliori auspici. I toni della Lega, proprio in vista dell'incontro con Berlusconi, erano alquanto minacciosi. "Veti su di noi non ce ne sono, il presidente ha fin detto che Calderoli gli è simpatico", aveva detto Bossi al quotidiano 'La Prealpina', riferendosi a Giorgio Napolitano, rivolgendosi al Cavaliere: "Il coltello dalla parte del manico l'abbiamo noi. Lui tergiversa un po', con Letta cerca di fare qualche vecchio giochetto democristiano. Ha paura che se ci tira un brutto scherzo, noi votiamo come presidente di Camera o Senato uno della sinistra. Del resto, i numeri li abbiamo...". Stesso monito da Roberto Calderoli, al centro del braccio di ferro Lega-Fi, intervistato da 'Repubblica': "Mi auguro che Berlusconi ci parli prima di presentarsi in Parlamento. Anche perché il bello di quando fai un governo è che poi devi ottenere la fiducia...". E mentre i dirigenti di Fi provavano a gettare acqua sul fuoco, sottolineando che "i nomi accreditati dal gioco del toto-ministri sono frutto di semplici ipotesi giornalistiche", arrivava la notizia che l'incontro, fra il Senatur e il Cavaliere, originariamente fissato in uno stabilimento di riciclaggio di rifiuti a Montello, in provincia di Bergamo, era saltato. Ma prima che il dubbio di un rinvio serpeggiasse, la blindata di Berlusconi è apparsa a via Bellerio.
Nella storica sede del Carroccio, c'erano già ad aspettarlo Bossi, Calderoli, Maroni e Roberto Cota. Presenti anche gli azzurri Valentino Valentini e Aldo Brancher. Dopo due ore, Berlusconi ha lasciato il quartier generale leghista senza parlare. Ma che avesse l'intesa in tasca si è capito subito: "E' stato un incontro assolutamente soddisfacente - ha commentato Berlusconi passeggiando fra i negozi del centro - Stiamo andando avanti come avevamo cominciato con le precisazioni che si dovevano avere". Non una parola di più. Una riservatezza dovuta alla necessità di non fare scortesie né al Quirinale né agli alleati di An, che sembrano comunque soddisfatti dalla soluzione trovata. Ma quando Berlusconi ancora passeggiava per via Manzoni, dalla Lega trapelava la notizia che l'accordo era raggiunto con una soluzione che "soddisfa entrambe le parti". L'intesa è naturalmente un compromesso. La Lega rinuncia al posto di vicepremier per Calderoli, il Cavaliere alla possibilità di avere Gianni Letta come sostituto anche nel presiedere il Consiglio dei ministri, un desiderio che aveva più volte espresso con i suoi. Ma l'accordo consente a Berlusconi di sistemare la tessera più difficile nel complesso mosaico del governo. Ora resta da sciogliere il nodo legato a Roberto Formigoni, che sarà affrontato di nuovo in un incontro previsto per lunedì ma dovrebbe risolversi nella permanenza del governatore lombardo al Pirellone fino al 2010. L'ultima incognita, quindi, riguarderà il risultato del ballottaggio di Roma. La vittoria di Gianni Alemanno potrebbe infatti far spostare qualche pedina del complicato puzzle, ma si tratterebbe pur sempre, come dice soddisfatto uno dei mediatori di Fi, "di dettagli"
Ecco il quadro della squadra del nuovo governo che emerge dalle indiscrezioni dopo l'incontro di oggi tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi in via Bellerio a Milano. Presidente del Consiglio: Silvio Berlusconi Esteri: Franco Frattini Interno: Roberto Maroni Giustizia: Elio Vito Difesa: Ignazio La Russa Economia: Giulio Tremonti Attività produttive: Claudio Scajola Welfare: Maurizio Sacconi o Gianni Alemanno (alla Salute sottosegretario 'tecnico') Politiche agricole: Luca Zaia Ambiente: Stefania Prestigiacomo Infrastrutture e Trasporti: Altero Matteoli Istruzione-Università-Ricerca: Mariastella Gelmini Beni culturali: Sandro Bondi. Con l'azzeramento dei vicepremier, Gianni Letta tornerebbe al suo posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Per quanto riguarda i ministeri senza portafoglio, Umberto Bossi sarebbe il 'ministro del Federalismo', mentre la responsabilità per le altre Riforme e l'Attuazione del programma di governo andrebbe a Roberto Calderoli. I Rapporti con il Parlamento toccherebbero a Paolo Bonaiuti, le Pari opportunità a Mara Carfagna, Lucio Stanca andrebbe all'Innovazione tecnologica, Adriana Poli Bortone alle Politiche comunitarie, Angelino Alfano alla Funzione Pubblica, Raffaele Fitto agli Affari Regionali