I rapporti tra persone dello stesso sesso sono “contro natura” e in India costituiscono nuovamente un reato. Lo ha stabilito la Corte Suprema cancellando la storica normativa dell’Alta Corte di Nuova Delhi del 2009 che aveva depenalizzato l’omosessualità. I giudici indiani hanno deliberato che quella legge è “incostituzionale”, a differenza di quella in vigore addirittura da 148 anni che ritiene i rapporti consensuali tra adulti dello stesso sesso un crimine contro natura punibile con una pena fino a 10 anni di carcere. Secondo la Corte Suprema deve essere il governo attraverso il processo legislativo, e quindi non una sentenza, ad abrogare questa legge.
Ashok Row Kavi, attivista gay indiano ha dichiarato che “si tratta di una terribile sconfitta per la nostra comunità. Questo comporterà maggiori problemi con la polizia e costringerà le persone che nascondono la loro identità sessuale a non rivolgersi più alle strutture sanitarie”.
“Questa decisione da parte della Corte arriva completamente inattesa. È una giornata nera per la comunità omosessuale”, ha commentato Arvind Narayan, avvocato dell'associazione per i diritti degli omosessuali alternativi “Law forum”. Avvocati, attivisti e sostenitori della comunità gay hanno annunciato battaglia contro la legge che tra l'altro incoraggia la polizia a maltrattare persone omosessuali. “Ci sentiamo delusi, ma la nostra lotta non è finita e continueremo a combattere per il nostro diritto costituzionale”, ha detto l'avvocato Anand Grover.
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