Il procuratore generale della Corte dei Conti, Pino Zingale insiste sulla sua richiesta di dichiarare irregolare il bilancio della Regione, ma ammorbidisce in parte le sue richieste, ponendo anche un subordine, ovvero l’irregolarità solo di alcune poste di bilancio in modo da evitare la paralisi contabile e il rischio di default della Sicilia.
Dopo lo stop imposto il 30 giugno al bilancio della Regione e il rinvio all’udienza di oggi, le memorie presentate dalla Regione, secondo la pubblica accusa contabile sono carenti, insufficienti e per certi versi ammettono le contestazioni fatte e dunque l’irregolarità del bilancio.
Nello specifico sono sei le contestazioni riproposte dalla procura della Corte dei Conti: in testa i residui attivi per due miliardi di euro che non sarebbero corrispondenti alla realtà per effetto di una norma regionale non in linea con le norme di bilancio e per questo da impugnare davanti alla Corte Costituzionale. Ma i rischi di default derivano anche da prestiti sul mercato internazionale dei derivati, mancata copertura del fondo per le partecipate e tanto altro
La Regione è fortemente indebitata fino al limite degli 8 miliardi di euro e molti dei debiti contratti sono frutto di prestiti e titoli emessi su criteri di finanza derivata. La Regione ha riconosciuto il rischio e ha attivato un fondo di accantonamento proprio a copertura dei rischi derivanti da questi prestiti, ma il fondo è “sottostimato”.
La stessa considerazione in premessa vale anche per le società partecipate. Istituendo il fondo richiesto dalla Corte, la Regione ha ammesso che il bilancio è gravato da irregolarità. Anche in questo caso il fondo di garanzia è necessario a coprire le perdite delle società partecipate i cui conti diventano chiari alla Regione solo a bilancio consolidato dunque quando già la perdita è avvenuta e deve essere ripianata.
Il procuratore ripete le sue osservazioni anche sul fondo che riguarda i contenziosi. La Regione è uno dei principali destinatari di conteziosi amministrativi e soccombe con frequenza anche nei processi di altra natura e il fondo di rischio per i contenziosi risulta analogamente sottostimato.
“D’altronde – scrive nella sua relazione il procuratore – l’elevato abnorme numero già segnalato di procedure esecutive nel 2016 è prova della circostanza che la Regione, di fatto, soffre di una cronica crisi di liquidità, ragionevolmente riferibile alla circostanza che una parte consistente dei propri crediti incontra serie difficoltà a trovare realizzazione”.
Ma fra tutti i buchi di bilancio e i rischi derivanti soprattutto da prestiti e bond quella che fa realmente saltare i conti della Regione, secondo Zingale, è la situazione dei residui attivi e passivi. I primi sono i crediti che la Regione vanta nei confronti di terzi ritenuti, però, non più esigibili.
“La Regione – scrive Zingale – si limita a dire che la quantificazione del fondo per euro 95.280.000,00 è il risultato della maggiorazione del 20% del medesimo accantonamento del 2015, in ordine alla cui quantificazione non è stato fornito alcun elemento di valutazione…è chiaro che un conteggio così operato denuncia un’assoluta approssimazione nella gestione del fenomeno, con conseguente irregolarità della posta”.
Per il procuratore generale d’appello della Corte dei conti “l’importo ingente” di residui attivi (crediti da esigere), reimputati nel bilancio della Regione siciliana per quasi 2 miliardi di euro, “fa sorgere serie perplessità sia sull’esigibilità, sia sull’esito della riscossione” mettendo a rischio le coperture complessive col rischio di default per le casse pubbliche. “Peraltro la Regione nel 2015 ha già effettuato il riaccertamento straordinario dei residui attivi, con una cancellazione di residui attivi di svariati miliardi di euro, di conseguenza non dovrebbe esservi un importo così elevato di residui attivi reimputati che segnala come fisiologico ciò che dovrebbe essere patologico”.
“È ragionevole che dopo una tale simile pulizia permanga una simile massa di residui attivi reimputati?” chiede il pg. “Inoltre, quasi 2,6 miliardi di euro di coperture provengono dal fondo anticipazione liquidità che non dovrebbe finanziare il maggiore disavanzo”, osserva il procuratore.
Per dare legittimità apparente a un bilancio irregolare, secondo il procuratore generale Zingale, la Regione ha messo in campo norme che confliggono con il principio generale di contabilità pubblica riformato di recente e per questo chiede, inoltre, alla Corte di sollevare conflitto di legittimità avanti alla Corte Costituzionale relativamente all’articolo 2 della legge 14/2016 che nel recepire le disposizioni contabili nazionali sulla “sterilizzazione dei residui attivi” di fatto introduce elementi che di fatto vanificano l’opera di “pulizia” dei conti.
Infine, lasciando aperta una porta alla possibilità più che probabile che la Corte non accetti tutti i rilievi e salvi i conti siciliani suggerisce una, comunque onerosa, via d’uscita “Va rilevato, in ogni caso, – scrive – che i fondi immessi nel rendiconto per il 2016 non hanno copertura nel bilancio di previsione per il 2017 ed in tal senso dovrebbe attivarsi il legislatore regionale”.
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