Ci sono anime silenziose che vagano per la città con la sola pretesa di non arrecare disturbo, ci sono donne così magre che sembra di poterle sollevare con un semplice gesto della mano, ma che in realtà pesano una tonnellata, perchè portano sulle spalle il grave fardello di una malattia che chiamano e trattano come un'amica, la loro migliore amica, inconsapevoli del fatto che quella è solo una farsa, che gli amici veri non ti logorano dentro, non ti portano alla morte, ma quando incontreremo una ragazza per strada con questo problema, tacitamente ti presenterà la sua amica, forse nella sua testa ti dirà "Lei è Ana!"
"Ana" è il diminuitivo di anoressia, una malattia psicologica che porta, soprattutto le giovani donne, a rifiutare il cibo e a preferire i crampi allo stomaco ad un pasto.
I dati, oggi, sono allarmanti: solo in Italia circa 200.000 donne fra i 12 e i 25 anni soffrono di un disturbo alimentare e circa 260.000 sono i siti illegali pro-ana, siti che adorano la malattia come una divinità e, talvolta, insegnano alle adolescenti a diventare anoressiche.
Sono stati stilati tempo fa i "10 comandamenti di Ana", una lista di 10 punti da rispettare in virtù di questa dea folle e distruttrice, che ti condanna a morte, ti distrugge anima e corpo, ti tortura e poi ti uccide.
La storia di cui leggeremo è una storia pesante, una storia fatta di privazioni, autolesioni, sofferenze, la storia di una ragazza palermitana, che chiameremo Marta, la quale ha incontrato questa dea malefica, che l'ha condotta quasi alla morte.
Marta aveva 10 anni e gli altri bambini la prendevano in giro per quei chili di troppo che la rendevano adorabile agli occhi della nonna.
Era brava a scuola, educata, ordinata, ma aveva quel piccolo problema del peso che la rendeva insicura e la allontanava dagli altri: era sola, senza amici, senza nessuno con cui parlare!
A Marta sarebbe piaciuto essere come Claudia, lei era magra, bella, faceva la ballerina e ogni volta che la maestra usciva, tutti i compagni si precipitavano al suo banco, anche solo per parlarle o per ascoltare le sue storie, ma Marta no, lei restava al suo posto, perchè era molto ordinata e perchè la maestra aveva detto di restare seduti e poi Claudia la trattava male, ma nonostante questo, Marta la adorava.
Un giorno, tornando a casa si rese conto di avere una gomma tra i capelli, era stata Claudia, di sicuro, e non era nemmeno la cosa più grave che le avesse fatto in quei 5 anni di scuola, con calma tolse la gomme e accese la tv, quella scatola magica dentro la quale stavano donne bellissime, magre e alte.
Fu allora che decise "Diventerò magra da morire!" Non sapeva ancora quanto di vero ci fosse nella sua affermazione.
Marta preferisce non raccontare l'inizio della sua "discesa", come la chiama lei, perchè dice di aver trovato degli utili consigli proprio da storie di ragazze che denunciavano la malattia, quindi ha deciso di raccontare solo quella che lei definisce "la parte più schifosa".
Marta ha iniziato vomitando tutto quello aveva nel corpo, fino a svuotare lo stomaco, ma questo l'ha condotta ad un senso di disgusto tale per il cibo, da non avere più bisogno di vomitare, lei semplicemente non mangiava più!
Nonostante le suppliche di una madre, forse troppo assente in passato, lei aveva deciso che avrebbe potuto smettere poco prima di morire.
Aveva 10 anni Marta quando ha cominciato questo turpe e disdicevole viaggio, adesso ne ha 22 e non si è del tutto liberata di quel fardello che, insistente la segue e la accompagna ovunque vada.
Sono trascorsi 12 anni da quel giorno davanti alla TV con la gomma fra i capelli, 12 anni di lesioni corporali che si arrecava se solo pensava di mangiare del cioccolato, 12 anni di buchi alle cinte da fare sempre più stretti, 12 anni senza ciclo mestruale, perché Ana non ti permette neanche quello, 12 anni di perdita di capelli, di denti, di massa muscolare, 12 anni di torture, di una vita che non è vita, di fragilità e paure, fino al giorno in cui Marta, con le sue cicatrici sul corpo e sull'anima, ha detto Basta!
Basta perchè non vuole più stringerla quella cintura, basta perchè vuole mangiarla la cioccolata, basta perchè non vuole più svenire al Centro Commerciale, basta perchè non vuole più essere un'anima silenziosa, basta perché vuole vivere.
Oggi Marta è una donna fragile, distrutta fisicamente e non solo, ma si è alzata dal letto per mangiare e per raccontare la sua storia, anzi "la parte schifosa" della sua storia e per dire una sola parola BASTA!
Fonte: redazione palermomania.it
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