Piazza Affari apre sul +2,22%, lo spread scende a 228 punti: sono solo due degli innumerevoli segnali che l'Italia aveva tanto, tantissimo bisogno di un governo. E l'ha finalmente ottenuto. Ma non sappiamo ancora se sarà il governo che risolleverà la nazione. Sembra essere questo il filo conduttore che unisce le reazioni alla nuova formazione politica in giro per il mondo, ma è anche vero che in tale momento di fermento per politica, stampa e cittadini del bel paese, è facile percepire che qualsiasi gesto come un voler "rovinare la festa".
Dal New York Times con un sintetico e approssimativo "L'Italia sarà guidata dai populisti che si oppongono profondamente all'euro", al The Guardian che compie un'analisi più composta e "british" sul panorama politico italiano pre e post governo Conte, emerge una dichiarazione che non proviene dalla stampa (o almeno non nella versione originale), ed è forse una delle più rilevanti dal punto di vista strettamente politico. Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker avrebbe commentato il nuovo capitolo della storia d'Italia con parole dure: "Gli italiani lavorino di più e siano meno corrotti", si leggeva ieri su alcune importanti testate nazionali italiane, pur senza avere le necessarie conferme del caso. Una presa di posizione che aveva fatto agitare il neo vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, che aveva parlato di razzismo inaccettabile, e che aveva portato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani a invocare la smentita di Juncker stesso.
Ma è davvero andata così? Davvero il numero uno della Commissione UE, l'uomo che dovrebbe vigilare sull'Europa tutta, lo stesso Juncker che qualche giorno fa aveva stigmatizzato le parole del commissario UE al Bilancio Oettinger ("I mercati insegneranno agli italiani come votare"), ha usato toni così fuori luogo per descrivere i nuovi assetti italiani? Sembra proprio di no. La dichiarazione sarebbe stata estrapolata da un discorso più ampio, espresso diversamente: "Gli italiani devono prendersi cura delle regioni povere dell’Italia. Questo significa più lavoro; meno corruzione; serietà. Li aiuteremo come abbiamo sempre fatto", avrebbe invece detto Juncker, poi ripreso da più testate in modo abbastanza fuorviante. Ma la pace in Europa è ben lontana, perché le sue parole, quelle vere, seppur meno gravi nascondono comunque delle insidie per il nuovo governo: "Non si deve giocare a caricare di responsabilità l’Unione Europea - ha aggiunto-. Un paese è un paese, una nazione è una nazione. I paesi vengono prima, poi viene l’Europa".
Il riferimento, tutt'altro che rassicurante, è alle tante uscite anti-status quo europeo (e non anti-euro) da parte di Salvini e Luigi Di Maio, voce di elettori italiani scontenti di come l'Italia sia presente in Europa, ma l'Europa non sia presente in Italia. Primi temi fra tutti, immigrazione clandestina e l'indifferenza in caso di eventuale superamento del 3% di deficit, regola europea condivisa. Il ministro degli interni sarà proprio Matteo Salvini. E nel bene o nel male, in Europa non si rivelerà un dettaglio da poco.
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