Veronica Panarello resta in carcere. A deciderlo è la Cassazione, secondo la custodia in carcere della madre di Loris Stival, accusata di aver ucciso il figlio e averne nascosto il corpo in un canalone a Santa Croce Camerina il 29 novembre scorso, deve essere mantenuta perché si basa «su una coerente analisi critica degli elementi indizianti e sulla loro coordinazione - si legge nel provvedimento - in un organico quadro che appare dotata di adeguata plausibilità logica e giuridica nell'attribuzione a detti elementi del requisito della gravità nel senso della conducenza con elevato grado di probabilità della responsabilità dell'indagata per l’omicidio».
Rigettato, dunque, il ricorso della difesa della donna, presentato dall’avvocato Francesco Villardita.
Ad avviso dei giudici della Prima sezione penale della Suprema Corte - che oggi hanno depositato la sentenza, i magistrati del riesame di Catania, con ordinanza del 3 gennaio 2015, hanno «correttamente convalidato la misura cautelare per i gravi indizi di colpevolezza» a carico di Veronica Panarello.
A “incastrare” la donna, secondo la Cassazione ci sono «gli spostamenti dell'indagata accertati tramite le videoriprese delle telecamere pubbliche e private, il mancato arrivo a scuola del bambino mentre l'indagata ha continuato ad affermare di avere accompagnato a scuola Loris, la localizzazione della Panarello tra le ore 9,25 e le ore 9,36 di quella mattina in zona prossima a quella in cui è stato trovato il cadavere, successivamente giustificata con il percorso fatto per buttare l'immondizia, benché fosse in direzione opposta a quella per Donnafugata, luogo dove la donna si doveva recare».
Inoltre, ad aggravare la sua situazione ci sarebbe il ritrovamento «di fascette di plastica del tipo di quella utilizzata per strangolare il bambino che la donna aveva giustificato sostenendo che il figlio le aveva portate in classe perché servivano per fare esperimenti, circostanza smentita dalle insegnanti».
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