Palermomania.it ha incontrato Giulia Noera, candidata come consigliere comunale nella lista Movimento 139, a sostegno del sindaco uscente Leoluca Orlando. Da giornalista a campionessa di nuoto, Giulia ci ha raccontato cosa l’ha spinta a scendere in campo e cosa farebbe lei per la città.
Come mai questa decisione di candidarsi?
''Innanzitutto non c’è stata una mia precisa volontà nel voler affrontare queste elezioni amministrative. Di fatto, tutto parte dal mio avvicinamento a una associazione che si chiama “Fiori di acciaio”. Con “Fiori di acciaio”, associazione alla quale mi sono accostata casualmente tre anni fa, ho cominciato a collaborare diventando nel tempo sempre più partecipe. Abbiamo affrontato questioni che avevano a che fare con temi sociali: siamo partiti con i diritti delle donne e poi ci siamo allargarti anche ai diritti dei migranti e dei disabili. Con questo gruppo, che è comunque un gruppo politico, volevamo esprimere, per queste elezioni amministrative, un soggetto politico apartitico. Abbiamo fatto una valutazione tra noi volontarie ed è stata espressa la mia candidatura, per cui io ho semplicemente accettato di portare avanti questa avventura con grande entusiasmo e grande passione, perché, di fatto, quello che mi caratterizza è proprio la passione''.
Se fosse eletta cosa farebbe per iniziare?
''Io partirei dai due ambiti principali che sono miei specifici, che sono appunto quello dello sport e quello del sociale, che è la mia seconda vita da attivista. La mia prima vita d’attivista è quella dello sport, appunto. Io ho iniziato da bambina: sono stata una nuotatrice di un certo livello nazionale, poi ho giocato a pallanuoto per più di 10 anni in serie A1 e per pochissimo tempo ho giocato anche a pallavolo, riuscendo ad arrivare in serie B. Quindi, conosco un po’ trasversalmente tutti gli sport e tutte le problematiche legate allo sport. A Palermo abbiamo due grandi temi: quello dell’impiantistica e quello degli eventi sportivi. Questi due temi possono dare a Palermo una svolta anche dal punto di vista del lavoro. Palermo è vittima dell’inadeguatezza di quello che è stato fatto dopo le Universiadi, ospitate nel 1997. Furono fatti parecchi impianti sportivi, molti dei quali oggi versano in condizioni veramente vergognose. Io che quotidianamente frequento la piscina olimpica comunale, posso dire che è una delle più belle d’Italia. Questo impianto sportivo comprende due vasche da 50 adiacenti, difficilissime da gestire. Pur non di meno, il Comune di Palermo, insieme all’abnegazione delle società di nuoto, che quotidianamente danno da lavorare a tantissime persone, ha fatto sì che la piscina, malgrado un esborso enorme, riuscisse a rimanere un impianto fruibile sia dal pubblico che dal privato. Per cui, lo sport dà anche tanto lavoro. Chiaramente mi riferisco alla questione della piscina olimpica comunale perché è quella che ho sottocchio, ma capisco che nella stessa condizione di difficoltà vertono anche altri impianti. Quindi, avere un’adeguata gestione degli impianti sportivi non soltanto può dare lustro allo sport ma dà anche tantissimo lavoro, perché c’è un indotto enorme di persone che lavorano in quest’ambito''.
Si tratta anche di un modo per trattenere i giovani e non lasciarli scappare?
''Assolutamente. Lo sport dà da lavorare a tantissime persone. Poi agli impianti sportivi e all’adeguatezza degli impianti è legato un altro grandissimo tema di Palermo e della Sicilia in generale che è la questione eventi sportivi internazionali. Ci sono regioni in Italia, come ad esempio l’Emilia Romagna, che hanno legato tantissima della loro fortuna turistica agli eventi sportivi. Riccione e Rimini ospitano circa 50 manifestazioni internazionali l’anno, che creano indotto di migliaia e migliaia di persone. Nel 2012 Riccione ha organizzato i mondiali di nuoto master, che sono stati la manifestazione sportiva più partecipata dopo la maratona di New York. Pensate a una cittadina piccola come Riccione che indotto turistico può avere, quindi trasliamola su una città enorme come Palermo, con delle potenzialità logistiche incredibili e con il clima che questa città consente. Avere una realtà come la citta di Palermo, e quindi un contesto come quello di Mondello, dove organizzare manifestazioni di questo tipo veramente di alto livello, creerebbe lavoro temporaneo e un indotto turistico enorme. Quindi, fondamentalmente, cercare di perorare la causa dello sport parte anche dall’occasione lavorativa che lo sport può dare. Poi lo sport è anche una questione sociale. La mia prima azione, dunque, sarebbe certamente quella di dare attenzione al mondo dello sport, che è un mondo di numeri ed è un mondo di persone e di grande lavoro''.
Dunque secondo lei lo sport è anche un modo per spingere i giovani a fare di più?
''Io credo molto nei giovani, nel senso che quando i giovani ci sono, quando i giovani hanno voglia di fare, hanno delle risorse enormi. Noi di “Fiori d’acciaio” abbiamo, per esempio, come associazione di riferimento un’associazione di giovanissimi che si chiama “Palermo risorge”, che si occupa di cultura. Ai ragazzi bisogna anche dare la possibilità di accedere attraverso l’associazionismo alle istituzioni, perché di ragazzi bravi, di ragazzi preparati, consapevoli di non voler abbandonare questa città ce ne sono tantissimi. È più facile prendere la valigia e andarsene oppure è più facile restare con mamma e papà? Ci sono sfaccettature differenti sia nel restare che nell’andare. L’importante è il coraggio delle proprie scelte e farle con coscienza: se io decido di restare a Palermo a 20-25 anni devo rimboccarmi le maniche e combattere perché secondo me da fare c’è molto, anche per i giovani''.
Lei nella sua vita ha raggiunto importanti traguardi. Cosa si sente di dire alle giovani donne che vogliono raggiungere i propri obiettivi?
''Io sono vicepresidente di un organo che si chiama “Consulta femminile dello sport” del Coni. È un organo che racchiude tante donne, ognuna con una sua specifica che viene dal mondo dello sport, quindi avvocati dello sport, insegnanti, ecc… Questo organo consultivo, da tre anni ha approvato un progetto che si occupa di promuovere la parità di genere attraverso lo sport. Promuovere la parità di genere attraverso lo sport significa andare nelle scuole e spiegare che il calcio non è solo per i maschi e la danza non è solo per le femmine. Partendo da questi due presupposti, che potrebbero sembrare banali, scavando troviamo pregiudizi a non finire, che non sono solamente circoscritti nell’ambito dello sport. Questo progetto si articola in varie fasi: facciamo delle azioni dirette, parliamo con le varie classi, facciamo un corso di formazione per gli inseganti per proporre le loro materie, dall’italiano all’educazione fisica, senza un linguaggio di genere, perché a volte, anche senza accorgercene, approcciamo certe questioni con un linguaggio sessista, anche involontariamente. Il progetto finale, poi, si articola sempre in una giornata di festa. A me è capitato, poi, di parlare con ragazzine di 11-13 anni che mi dicono “questa cosa non la posso fare perché la mia strada è già tracciata” oppure “io adesso studio, ma non è detto che dopo lavorerò perché magari lavorerà mio marito”. E rispetto a 10 anni fa c’è anche una recrudescenza, nel senso che avverto una sorta di un “mini” ritorno indietro. Questo probabilmente perché non ha fatto bene l’immagine rappresentata dalle donne nell’era Berlusconi''.
Che ruolo ha in tutto questo l’informazione?
''Ha un ruolo enorme. Io sarei una psicologa che non ha mai esercitato perché subito dopo la laurea ho cominciato a lavorare come giornalista e mi sono innamorata di questo mestiere che negli anni ‘90 era bellissimo, perché era un po’ un mestiere che era affine all’esploratore. Per me è stato uno dei periodi più belli della mia vita, un mestiere veramente meraviglioso. Ma per chi ha passione oggi è una tragedia, perché questo mestiere non è più come 20 anni fa, nemmeno se si è veramente bravi e appassionati, perché non te lo consentono. Quando a 23 anni lavoravo a canale 21, il microfono mi sembrava una spada. Dovevo essere paladina della verità e così andavo in giro per i negozi a chiedere se loro pagassero il pizzo. Morale della favola: ebbi due brutte disavventure, tanto che mi fu assegnata la scorta. Ma questa cosa mi gasava, mi sembrava bellissima; i miei genitori erano preoccupatissimi e io ero contenta perché era un mestiere che ti dava la possibilità di accedere ai diritti, di fare veramente delle cose''.
Tornando al ruolo dell’informazione, che in qualche modo manipola, qual è il messaggio che arriva? Anche oggi che stiamo parlando di elezioni, l’elettore che deve andare a votare si trova nella condizione in cui non sa veramente se fidarsi di quello che dicono i giornali. È questo quello a cui stiamo arrivando?
''Il consiglio che io mi sento di dare è di non sprecare questo voto, cioè di fare una valutazione oggettiva del vostro voto, perché i voti sprecati sono voti a perdere. Fate un’analisi mentale dei candidati che oggettivamente hanno un progetto politico. Nel mio caso, quest’anno ho accettato perché c’è dietro un progetto politico di un gruppo che è più largo, quindi stanno lavorando per me, non sto lavorando io da sola, perché da solo nessuno riesce a fare qualcosa. Bisogna entrare nell’ottica di non disperdere i voti. Il voto è un diritto di tutti, ma servirebbe una sorta di “patente civica”, anche per evitare la compravendita di voti. Bisognerebbe ricominciare a fare educazione civica e alla cittadinanza, a partire dalle scuole''.
Durante la sua campagna si è parlato di bene comune. Ma cos’è per lei il bene comune?
''Il bene comune è anche il bene mio. Nel senso che non è una cosa particolarmente altruista. Se funzionano tutte le cose per tutti, funzionano meglio anche per me: dai servizi a tutte le infrastrutture, alla manutenzione delle strade. Io vorrei che quello che egoisticamente è il mio bene personale, per esempio quello di scendere da casa e non trovare l’immondizia, quindi un bene egoistico, possa diventare un servizio comune e viceversa. Quindi, alla fine, il bene comune è semplicemente quello che noi vorremmo fosse allargato a tutti''.
Palermo capitale della cultura e capitale dei giovani. Merita davvero questi titoli?
''A mio avviso lo meriterebbe. È chiaro che c’è ancora da lavorare perché alcune cose sono state fatte e parecchie sono ancora da fare. La mia lista è sotto l’egida di Orlando che ha fatto certamente tanti errori nelle sue gestioni passate, ma chi non ne fa? Però ha un merito: il fatto di essere certamente uno spirito libero: è una persona testarda, però è uno che ti ascolta ed è uno che riesci ad ascoltare, perché comunque, le idee che ha in testa le ha ben chiare ed è molto lungimirante. Di fatto lo ha dimostrato. Ripeto, ci sono tante cose da fare, molte sono state fatte e il fatto di dare una stabilità e una continuità a questa sindacatura appena terminata, secondo me, può portare soltanto dei frutti. Interrompere adesso questo lavoro avviato da Orlando, che deve arrivare a compimento anche con queste iniziative, sarebbe un peccato''.
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