Palermomania.it ha intervistato Luca Moncada l’allenatore responsabile del circolo ‘’club canottieri di lauria’’, ormai da diversi anni, candidato, inoltre, con la lista di Nadia Spallitta. Lui stesso afferma “Quest’anno abbiamo intrapreso con quattro ragazzi un progetto ambizioso, ossia quello di vincere i campionati italiani che si svolgeranno a Varese a metà giugno nella categoria quattro di coppia”.
Ma Luca Moncada è anche coordinatore tecnico regionale, ‘’coordino l’attività regionale per la selezione degli equipaggi e più precisamente allievi e cadetti. Trattandosi della categoria giovanile si mira più alla promozione che all’agonismo vero e proprio, che, comunque poi verrà a suo tempo. Quindi, questo serve ai ragazzi a fare gruppo e a condividere qualcosa per crescere”.
A quanti anni si comincia?
“11- 13 anni. Il canottaggio è uno sport longevo, anche se si inizia a undici anni, comunque, fino a 30 e oltre si può fare attività agonistica”.
Lo sport, quindi, come strumento educativo.
“Sì, perché la funzione dell’allenatore dovrebbe essere quella educativa, all’interno di una società sportiv, insegnando altri valori al di fuori della famiglia, come il rispetto dell’avversario, la disciplina, le regole. I ragazzi, soprattutto, all’inizio hanno difficoltà a conciliare lo studio con gli allenamenti, quindi, lo sport ha la funzione di fare prendere consapevolezza e responsabilità nell’organizzare la propria vita”.
Perché il canottaggio, come avviene per il calcio o altri sport, non è altrettanto diffuso?
“Il canottaggio credo che non sia diffuso perché poco conosciuto, anche, se negli anni sono aumentati gli atleti. Il primo sport che fanno i ragazzini è il calcio, ma probabilmente questo è dovuto al fatto che si tratta di uno sport estremamente commercializzato e pubblicizzato. Infatti, spesso nel calcio come in altri sport l’atleta è visto come un’azienda. Non credo sia un problema di costi, perché fare canottaggio costa circa 700euro l’anno e non si discosta molto dal calcio. Fino a circa 10 anni fa era gratuito, perché era tutto pagato dal circolo, ora sono venuti a mancare i soldi e i circoli per sopravvivere devono adottare altre misure”.
Le nuove tecnologie quanto incidono nella scelta di fare o meno sport?
“Ci scontriamo quotidianamente con questa realtà. E lo sport dovrebbe aiutarli a farli disintossicare”.
Quale la percentuale di abbandono dello sport?
“Purtroppo è in aumento l’abbandono precoce. Non c’è spirito di sacrificio, a volte anche la competizione stessa può essere stressante. Ma questo è un problema dello sport in generale. Oggi crescono molto più velocemente, i tempi si sono accorciati”.
Rispetto a quando ha cominciato lei, qual è oggi la percentuale di abbandono?
“Non saprei indicare una percentuale precisa, ma la differenza rispetto ai miei tempi è notevole. Non riescono a conciliare studio e allenamento. Anche i genitori sono cambiati, se prima i genitori li lasciavano e poi se li prendevano, ora li ritroviamo dentro ai circoli”.
Questo quanto influisce?
“Sicuramente è importante la condivisione dei valori perché comunque anche i genitori hanno da imparare, di negativo c’è che si intromettono nelle decisioni dell’allenatore. Spesso l’intromissione del genitore non è costruttiva, in quanto non incoraggiano i figli a migliorare se sbagliano, ma spesso pensano che i propri figli siano infallibili”.
È possibile far fare canottaggio a ragazzi che hanno particolari problematiche?
“La Federazione ha aperto il canottaggio al mondo dei disabili, e ci sono anche le olimpiadi per loro. Pure io, in passato, ho fatto attività con i disabili, però è un settore molto delicato, in quanto ci devono essere tutte le condizioni per poterli seguire, e purtroppo le nostre strutture non sono adeguate”.
Lei sta abbinando lo sport alla politica, infatti sta candidandosi nella lista di Nadia Spallitta, come assessore allo sport. In che modo può contribuire lo sport nella crescita di Palermo?
“Innanzitutto si deve puntare a riadeguare gli impianti che abbiamo a disposizione visto che un buon 90% non funziona, altro obiettivo è mettere a disposizione strutture abbandonate e confiscate alla mafia. Poi accedere ai contributi sportivi e promuovere manifestazioni sportive, dando visibilità a tutti gli sport facendoli provare e consentendo così ai giovani di poter capire per bene quale sport fa per loro. Dobbiamo aprire le porte dello sport perché può risolvere tanti problemi, da quelli di salute, all’abbandono delle tecnologie”.
Lo sport cosa può rappresentare per la nostra città?
“Lo sport è un’opportunità per l’amministrazione perché oggi si parla di turismo legato allo sport e da questo punto di vista si può fare tanto”.
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