Palermo, 6 novembre 2018. Una città in lutto raccolta in Cattedrale attende la celebrazione di un funerale surreale. I negozi di Corso Vittorio Emanuele, nel centro storico di Palermo, hanno abbassato le saracinesche in segno di lutto. Le salme hanno attraversato il quartiere Zisa, e hanno sostato davanti al negozio Cirino Moto in via Lascaris di Giuseppe Giordano e poi davanti all’abitazione della famiglia Giordano, in via Imera. Applausi, lacrime, dolore, commozione, per l’intero quartiere che si stringe attorno ai parenti e alle famiglie delle vittime. In testa al corteo funebre tre piccole bare bianche, seguite dalle altre e da una processione di autentico dolore. Tanti fiori e palloncini bianchi accolgono i feretri.
Monsignor Giuseppe Oliveri e Monsignor Filippo Sarullo ricevono questo fiume di dolore. Le parole dell'omelia invitano le Istituzioni (alla cerimonia funebre hanno presenziato sia Leoluca Orlando che Nello Musumeci) a trovare seri provvedimenti affinché queste tragedie non si ripetano più, e si ricorda anche il medico scomparso di cui ancora non si hanno notizie. In prima fila, in silenzio, i parenti delle vittime, accanto alle bare dei loro familiari scomparsi, ascoltano l’omelia che non lascia spazio al conforto. Intanto Palermo riflette sulle sue condizioni: è una città in lutto che partecipa e considera lo stato di abbandono in cui si trova. É un momento di sofferenza e commozione per tutti i siciliani, sembra di vivere un incubo, si avverte la lontananza dal mondo civile, dalle istituzioni che dovrebbero vigilare per la tutela dei loro cittadini. Troppe sono le responsabilità per questo scempio umano, e come sempre dopo la polemica cadranno nel nulla dell’oblio.
Tristissimi e drammatici sono i momenti vissuti al funerale, qualcuno si sente male davanti a quelle bare schierate… in cerca, forse, di carezze, di ricordi, e ultimi saluti. Disperazione e lacrime che, probabilmente, non troveranno giustizia, che meritano le vittime innocenti i cui nomi sono pronunciati da Mons. Giuseppe Oliveri e dai “superstiti per caso”.
Tanta solidarietà e manifestazioni di affetto per Giuseppe Giordano che esce dalla chiesa sorretto dagli amici, ormai è solo un papà disperato, un uomo che ha perso tutto ciò che aveva costruito con amore e sacrifici in un giorno che doveva essere di festa, in compagnia degli affetti più importanti.
Nella nostra testa non c'è più spazio per ragionare, per trovare parole adeguate all'immane sofferenza, rimbomba soltanto il saluto di una folla di giovani increduli che gridano per l’amico Federico, che tutti noi vogliamo credere fra gli angeli… mentre la folla piange lacrime di rabbia con la consapevolezza di essere abbandonati al proprio destino.
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