A tutto tondo. Come nel calciomercato. Fuori uno dalla squadra, dentro l’altro. Ma niente euro in distribuzione, solo strette di mano, pacche sulle spalle di incoraggiamento, “dai, che ce la fai!”, uomini in giacca e cravatta, donne eleganti. Fuori uno, dentro un altro, sulla fiducia e nel rispetto dell’accordo che parte da Roma e attraversa la Sicilia per approdare a Palermo.
Palermo, “vestita di nuovo” (sic!), sembra essere alla prima rappresentazione al Teatro Massimo. Di scena, è la politica, anteprima di quelle che saranno le alleanze e le elezioni regionali. Tutti fortemente impegnati alla scalata del governo regionale, come prima strategia del “cambiamento Italia”.
Si sprecano le parole da parte dei cantori della verità, si presentano candidature e altre sono bocciate per improvvisi ripensamenti.
La gente che legge i giornali e guarda le foto dei protagonisti politici si chiede “chi è costui?”. E trova anche il modo del passatempo ironico: alla finestra di un edificio del XVI secolo disabitato e in fase di ristrutturazione, è apparsa la figura di Papa Francesco benedicente. Tanti occhi puntati verso la finestra, stupore e meraviglia: “Ma quello è il Papa?“, “Sì, è lui, ma chi benedice?”. “Forse i politici!” “Ma no, benedice il sindaco e la sua amministrazione!”. Il palazzo si trova in piazza Pretoria dove è la sede dell’amministrazione comunale. Si è accertato che la sagoma del Papa era una gigantografia. Ironia dei palermitani, lo scherzo di cattivo gusto e inaccettabile. La maschera di Giufà che riaffiora, tra le tradizioni palermitane, come deterrente alla sofferenze di un popolo lasciato alla deriva del “fai da te”e alle delusioni.
E frattanto che Palermo ironica se la ride, quelli con giacca e cravatta si propongono, con tanta serietà di intenti, col fuori uno e dentro un altro, e si procede così, come fosse pane caldo appena tirato dall’antico forno e appetibile a tutti.
La notte del 5 novembre galoppa, intanto. Porterà risultati, delusioni e sconfitte per chi avrà puntato in alto. Già qualcuno abbandona la corsa.
“Lascio l’incarico, me ne vado”, fa sapere il Presidente della Regione Siciliana sapendo, però, di puntare al Senato, per un presunto accordo col “Maestro” toscano, segretario del Pd. Ma aggiunge: “Mi hanno accusato di aver cambiato 57 assessori, ma io non volevo, sono stato costretto dai partiti”. Una frase che la dice lunga su anni di gioco politico delle parti, al governo regionale.
E il gioco continua, salti ad ostacoli verso il traguardo finale. Anche il Rettore dell’Università di Palermo, mette da parte libri di ricerca, appunti e registri, e avanzare la sua candidatura a Governatore della Sicilia; gli tengono compagnia, in questa corsa senza limiti ma difficile, nomi del centrodestra, del M5s, del Pd, di Ap, critici d’arte e altri che nulla sanno di politica sociale ed economica, tra mugugni sussurrati a mezza bocca, malumori che partono da lontano e percorrono, con spavalderia, la dissestata strada politica siciliana. “Dai, che ce la fai!” continuano a incitarsi. Ma è una “acchianata” spericolata (a discapito del popolo siciliano, nonostante le smentite), perché le strade verso le crisi di governo, regionale o nazionale sono malattie annose e croniche che stanno dietro l’angolo e pronte a manifestarsi al primo cenno di vacillamento di accordi, palesi o sottobanco, già sanciti.
La scena, dunque, è nel vivo con tante chiacchiere, belle parole e tentativi di alleanze, e di alleanze già concluse, ma tutto rimane un corpo estraneo dai veri interessi sociali, economici e dall’amministrazione politica della Sicilia; sono, invece, in ballo altre vedute, altre intese, nello scacchiere politico nazionale.
Con questo “suggestivo” scenario, ai palermitani, in pellegrinaggio a piedi, e in segno di devozione non in pullman, resta solo che pregare lungo la più praticabile “acchianata”, la salita verso il Santuario di Santa Rosalia, Patrona della città, e implorare la grazia del ritorno al buonsenso generale. Ma la Santuzza rivolgerà il suo sguardo misericordioso, e anche di rimprovero, sui protagonisti del caos politico?
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