Potrebbe essere l’ultima chiamata per Accenture Outsourcing, il call center palermitano che nel 2005 si è staccato dal British Telecom per passare sotto l’ala della multinazionale americana della consulenza. Adesso la Britisch Telecom ha deciso di non rinnovare il contratto, determinando così la chiusura della licenza e i licenziamenti del personale. Ma il caso Accenture, no è passato di certo inosservato, infatti, da qualche settimana ha invaso i social network, con una mobilitazione di vip senza eguali che hanno manifestato la loro accorata solidarietà ai lavoratori siciliani.
“Dal 2005 ad oggi abbiamo assistito alla perdita delle commesse in essere, alla delocalizzazione delle attività acquisite, e allo spostamento su altre sedi del gruppo dei progetti avviati sulla sede di Palermo - raccontano i dipendenti -. A nulla sono serviti i sacrifici economici richiesti ai dipendenti e funzionali al recupero di competitività del centro. In questo frangente il nostro centro è stato utilizzato come trampolino di lancio professionale per consulenti e manager provenienti da altre sedi, che lungi dal rilanciare il sito hanno costituito per esso soltanto un ulteriore gravame economico. Si aggiunga inoltre che nessun investimento è stato effettuato al fine di valorizzare le competenze professionali dei dipendenti in linea con gli standard Accenture vigenti sulle altre sedi”.
Ma ciò che tutti lamentano è il fatto che un gigante come Accenture, che non sta affatto affrontando una crisi e che conta ben 293 mila professionisti e 120 sedi nel mondo, non riesca a trovare una soluzione per la sede di Palermo. Nasce così l’hashtag #262acasa, seguito da un’apposita pagina facebook. Il passaparola ha coinvolto numerosi personaggi dello spettacolo, giornalisti e artisti, palermitani e non.
“Questa Comunità di Facebook - spiegano i 262 precari - nasce con l’intento di raccogliere solidarietà con i vostri “Mi Piace” e con i vostri post. Vi chiederete: “A che serve?”. L’idea è quella di raccogliere quanti più consensi possibile tra la gente per far capire a queste multinazionali che fanno e disfano come vogliono sulla pelle della gente, dei nostri figli, sputando sul sangue e sul sudore dei sacrifici delle famiglie che in tanti anni di duro lavoro hanno provato a costruire un futuro, che non siamo soli che la gente è stanca e che se continuano ad agire guardando solo il profitto, incuranti delle persone, nascondendosi dietro ai bilanci e ai grafici, perdono il senso di ciò che è il lavoro”.
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