Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso le consultazioni previste per la giornata di oggi. Le consultazioni riprendono domani mattina alle nove, con la rappresentanza parlamentare di Autonomie liberté democratie, cui seguiranno i gruppi Sud Tiroler Volkspartei, Democrazia cristiana per le autonomie-Nuovo Psi (gruppo alla Camera), Dc per le autonomie-Partito repubblicano italiano-Movimento per l'Autonomia (gruppo al Senato), Popolari-Udeur (Camera), Socialisti e radicali-Rnp (Camera), Italia dei Valori (Camera), Verdi (Camera), Comunisti italiani, Sinistra democratica per il socialismo europeo. L'ultimo gruppo sarà ricevuto alle 12,30. Poi Napolitano si concederà una pausa.
Le consultazioni proseguiranno nella mattinata di lunedì, saranno sospese nel pomeriggio, si concluderanno martedì mattina con i gruppi di Forza Italia e del Partito democratico-L'Ulivo. Per ultimi saranno sentiti gli ex presidenti della Repubblica.
PD A NAPOLITANO, NO ELEZIONI, ESECUTIVO PER RIFORME
Durante il vertice del Pd, il segretario Walter Veltroni ha detto che, nell'incontro di martedì con il presidente della Repubblica nell'ambito delle consultazioni, il Partito Democratico avanzerà due indicazioni: un no al voto immediato e il tentativo di una riforma elettorale "condivisa". Il Pd non proporrà invece alcuna formula di governo per raggiungere questi due obiettivi, lasciando al capo dello Stato il compito di esercitare il suo ruolo
PRODI, NON DISPONIBILE A GOVERNO PER RIFORME
"Non posso essere io la persona che può adempiere al ruolo di guidare un governo per le riforme". Così il premier dimissionario Romano Prodi ha spiegato lasciando il vertice del Pd, che non è disponibile ad un nuovo incarico. "Se si perde in parlamento - afferma Prodi - anche solo per un voto, vuol dire che questo schema ha perso. Farò il nonno".
Quindi il rientro a Bologna dove Prodi e' stato accolto da un vero e proprio tifo da stadio, con slogan, bandiere, cori e applausi. ''Non me l'aspettavo - ha ammesso Prodi - e mi fa un grande piacere perche' sono stati giorni, come potete immaginare, non facili. Vedere quelli che ti vogliono bene e' davvero importante''. . Ad attendere Prodi sotto casa c'erano anche molti esponenti della politica bolognese: il presidente della Regione Vasco Errani, i senatori Walter Vitali e Federico Enriques, il sindaco di Bologna Sergio Cofferati. ''E' un segno di affetto - ha detto Cofferati - verso Romano Prodi e di apprezzamento che non e' mai mancato. Adesso e' auspiscabile la disponibilita' di tutti per trovare una soluzione per dare una prospettiva futura stabile al paese. Non bisogna andare alle elezioni, ma creare le condizioni perche' il Governo vari una legge elettorale che garantisca una stabilita' futura al paese''
CONSULTAZIONI DA OGGI, SI CHIUDE MARTEDI'
Primo giorno della crisi di governo. L'alternativa è tra elezioni anticipate ed esecutivo tecnico-istituzionale. L'obiettivo, in questo caso, sarebbe approvare alcune riforme che tutte le forze politiche, prima dello stop imposto dal Senato a Romano Prodi, consideravano indispensabili. Ma ora il quadro è cambiato. E la spinta del centrodestra per votare a primavera è fortissima. Il Quirinale è naturalmente il crocevia della crisi. E Giorgio Napolitano mostra, fin dal calendario delle consultazioni, di volerci pensare bene.
Da tempo il Colle chiede a tutte le forze politiche un'assunzione di responsabilità nell'interesse generale del Paese. E così la sfilata di gruppi parlamentari e personalità istituzionali nelle studio del capo dello Stato non si concluderà prima di martedì sera. Cinque giorni per ascoltare dai presidenti delle Camere (oggi pomeriggio), fino a Forza Italia e Partito Democratico e agli ex presidenti della Repubblica (martedì sera) e far decantare le tensioni dello scontro durissimo andato in scena a Palazzo Madama.
Non è un mistero che Napolitano avesse chiesto di evitarlo, ma nemmeno che Prodi abbia deciso di affrontarlo per mettere tutti, nel centrosinistra, di fronte alle loro responsabilità. Il punto è stabilire se, dopo le liti tra i poli e all'interno dell'Unione, si possa ricostruire un filo di dialogo. In questo caso, la soluzione possibile è quella di un governo 'di scopo', che punta cioé a realizzare alcune riforme sulle quali tuttavia ci vuole un'intesa preventiva almeno tra le maggiori forze politiche (Pd e Fi, appunto). Il candidato naturale a guidarlo è il presidente del Senato Franco Marini, a cui potrebbe essere affidato già dalla prossima settimana un incarico esplorativo. Ma la rosa dei possibili premier tecnico-istituzionali comprende anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e l'ex commissario europeo Mario Monti. La decisione, tuttavia, dipende in gran parte da chi, come Silvio Berlusconi, ha in questo momento una indiscutibile posizione di forza. Il Cavaliere - che oggi sarà a Napoli per l'assemblea del partito di Sergio De Gregorio (il primo tra i transfughi dell'Unione) - ottenuta la caduta di Prodi, può infatti dettare le condizioni. Per ora, da Fi, An e Lega non vengono indicate subordinate alle elezioni "al più presto". La riforma elettorale? "E' un tormentone estivo della sinistra, come 'Vamos a la playa'...", ironizza Paolo Bonaiuti a nome del leader di Fi. E Cicchitto, insieme ad An, scarta anche la possibilità, affacciata in qualche retroscena giornalistico, di un governo di Gianni Letta, a tempo. "Ieri ero con Berlusconi e Letta. Quando ho letto oggi quell'ipotesi mi sono fatto una gran risata", dice Fini. E Ignazio La Russa taglia corto: "Diciamo no anche a un esecutivo Fini!". Morale, il centrodestra chiude. Almeno per ora. Anche l'Udc, che pure sarebbe favorevole ad una soluzione istituzionale per le riforme, non la sosterrà da solo, come eventuale 'stampella' dell'Unione. Aderirà a un'intesa solo a patto che ci stia anche Forza Italia. E gli azzurri non sembrano disposti a fare nulla che non sia un vantaggio per il Cavaliere: magari una rapida modifica alla legge attuale, sostituendo i premi di maggioranza regionali al Senato con uno nazionale. Una 'riforma' a favore di chi governa e a danno di chi sta all'opposizione. Esattamente il contrario di quella che vuole, a questo punto, il centrosinistra. Questo complica molto la situazione, soprattutto per il Pd. Walter Veltroni riunirà nel pomeriggio al loft il vertice del partito. Prodi è stato invitato e ha accettato.
E' un segnale positivo per chi, tra i democratici, teme ora la deflagrazione di una 'guerra' intestina tra il Professore e il segretario. Ma tutti i problemi restano.
Veltroni ha investito sull'ipotesi di intesa con Berlusconi per le riforme e se ora dovesse portare a casa solo indifferenza e ironia dal fronte azzurro, registrerebbe una bruciante sconfitta. Tanto più che, nell'ipotesi di elezioni con l'attuale legge elettorale, sarebbe molto difficile tener fede alla promessa di schierare il Pd da solo.