Sarà un “arbitro imparziale”, ma che “i giocatori lo aiutino”. Il riferimento calcistico, bello di facile comprensione, è solo una delle frasi che più è rimasta impressa del discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha giurato stamane davanti alle Camere unite, in un’aula di Montecitorio addobbata di bandiere tricolori e drappi rossi.
Il Capo dello Stato, che è giunto a Montecitorio a bordo della vettura presidenziale alle 9:41, è stato accolto da un lungo applauso all’ingresso in aula. Mattarella ha trattato tanti ed importanti temi, come la crisi economica, che minaccia “l’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal nord al Mezzogiorno”. E ancora, la lotta alla corruzione ed alla mafia ed un futuro di speranza per il popolo italiano, cui il governo deve garantire il diritto di studio, lavoro e di libertà e deve riavvicinare la figura delle istituzioni, negli ultimi tempi percepita dal cittadino sempre più lontana ed estranea. Il compito della politica deve essere anche quello di supporto alla giustizia, dalle varie magistrature alle Forze Armate.
Anche un invito all’Europa a partecipare con intelligenza e fermezza alla lotta al terrorismo internazionale: “Va condannato e combattuto chi strumentalizza ai fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza. Per minacce globali, servono risposte globali”.
Interessante anche il dato sottolineato dal Presidente Mattarella per quanto riguarda i giovani impegnati nella politica italiana: “Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento: la più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano inoltre con la capacità critica e persino di indignazione la voglia di cambiare. A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare, l’idea cioè che in queste aule non sia espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese”.
Doverosi e commoventi i ringraziamenti ed i saluti che il Capo dello Stato ha voluto rivolgere ai suoi predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e, soprattutto, Giorgio Napolitano, “che in un momento difficile ha accettato l’onere di un secondo mandato”.
Nel lungo discorso del Presidente c’è stato anche spazio per un saluto anche a Papa Francesco, che “ha usato parole severe contro i corrotti, uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini” rinnovando la ferrea lotta dello Stato alla corruzione, ed il ricordo di italiani che non si sono piegati e non si sono arresi alla sopraffazione, di italiani che lottano contro le ingiustizie e che hanno sacrificato la loro vita come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Sergio Mattarella non ha poi certo dimenticato le sorti dei nostri connazionali all’estero, come i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per i quali ha auspicato al più presto un ritorno in Italia, così come per padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto ed Ignazio Scaravilli, dei quali “non si hanno notizie della loro sorte in terre difficili e martoriate. A loro e alle loro famiglie va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano”.
È stato un discorso gradito da più parti, anche da esponenti di forze politiche che, almeno apparentemente, non avevano votato il Presidente.
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