Il premier Matteo Renzi usa ancora la metafora calcistica per parlare della prossima elezione del nuovo Capo dello Stato. “Non stiamo scegliendo il nostro giocatore, stiamo scegliendo l’arbitro - ha detto nel corso della direzione del Partito Democratico -, che avrà la responsabilità di guidare il Paese per i prossimi sette anni”.
Ecco il motivo per cui, secondo Renzi, “non potrà essere solo una scelta di parte, ma sarà scelto con il contributo di tutti. Perlomeno di tutti quelli che il loro contributo lo vorranno dare. Ascolteremo, ma niente veti”.
Il premier è consapevole che il “calcio d’inizio”, per rimanere in tema calcistico, toccherà al Pd, che in Parlamento è il primo partito e che dovrà fare la prima mossa e condurre il gioco assumendosene ogni responsabilità. “O siamo in condizioni di fare quel che necessario o - avverte Renzi - se si fallirà come nel 2013, noi saremo additati come colpevoli”.
Il capo del governo ha voluto insistere sul metodo, confermando la linea assunta in questi ultimi giorni: niente nomi, così come stanno facendo gli altri partiti, per evitare di “bruciarli”. È chiaro, però, che l’obiettivo sono le larghe intese. Del resto, ha fatto notare lo stesso Renzi, “Berlusconi ha già contribuito ad eleggere gli ultimi due presidenti”, anche se non manca la speranza di un accordo anche con il Movimento 5 Stelle.
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