È stato l'argomento caldo delle ultime ore, e col passare dei minuti l'atmosfera si era fatta sempre più pesante: la nuova direttiva UE sui diritti d'autore è stata bocciata dal Parlamento Europeo a Strasburgo, che ne ha rinviato a settembre la ridiscussione. Se non rivisitata a dovere, la direttiva potrebbe stravolgere totalmente il web, con dinamiche e normative di pubblicazione dei contenuti totalmente differenti da quelle che abbiamo conosciuto in passato. Ma cosa preoccupa tanto il www? E perché la politica italiana ha idee divergenti sull'argomento?
Il tema dei diritti d'autore è un cardine fondamentale del funzionamento del web nella sua forma odierna, e lo stravolgimento proposto all'Unione Europea avrebbe potuto portare - senza esclusione di colpi di scena in futuro - alla limitazione della libertà di espressione. Wikipedia Italia aveva preso posizione in maniera ferma e drastica, con una protesta inequivocabile: per due giorni le pagine italiane dell'Enciclopedia Libera sono state oscurate, quasi per dare un assaggio di come potrebbe essere il futuro. Sì, perché gli aspetti più discussi della riforma erano proprio relativi alla divulgazione di contenuti soggetti a copyright, e a come essi sarebbero stati - o prima o poi saranno? - visualizzati su internet. In particolare, l'articolo 11 imponeva il divieto alle anteprime degli pezzi ("snippet") che i social e gli aggregatori di notizie creano quando pubblicano un link, se queste contengono testi protetti da copyright. Come avrebbe funzionato la nuova formula? La risposta è il denaro: il produttore di contenuti avrebbe dovuto negoziare con piattaforme quali Facebook e Google una contropartita economica, una sorta di royalty, per avere la possibilità di pubblicare post autorizzati che includano gli snippet in questione. Il tutto per impedire che la totale accessibilità di informazioni e testi protetti, continui a privilegiare la pratica scorretta di puntare tutto solo su titoli altisonanti e immagini mozzafiato. Ma potrebbe mai essere questa la soluzione giusta? Di certo suona complicata, non sa molto di libertà, e crea precedenti perché questa corrente si faccia strada.
L'altro articolo che aveva suscitato preoccupazione tra i creatori di contenuti sul web e polemiche in sede legislativa e politica, è l'articolo 13: la nuova direttiva oggi bocciata prevedeva che prima di essere divulgati su internet i contenuti debbano passare al vaglio di un filtro automatico in grado di individuare violazioni di copyright, respingendo la pubblicazione. Lo scenario ricorda davvero film futuristici come Blade Runner, o realtà ben più concrete ma per gli europei distanti anni luce, come i casi di censura in Cina o in Birmania. Sull'articolo 13 la politica italiana è spaccata, e se da un lato un "Legacentrico" Matteo Salvini aveva tuonato su Twitter "Oggi il Parlamento europeo potrebbe imporre nuove barriere, filtri e restrizioni alla rete, cercando di imbavagliare noi [la Lega], ma soprattutto voi! Viva Internet libero! E pieno supporto a Wikipedia per l'azione di forza", trovando l'appoggio di Luigi Di Maio che aveva parlato di "bavaglio alla libertà della Rete", dall'altro gli europarlamentari del Pd avevano risposto a tono ricordando che l'articolo 13 non avrebbe intaccato in alcun modo realtà come Wikipedia o Dropbox, ma solo quei creatori di contenuti che agiscono a scopo di lucro.
Rimangono irrisolti i vari "come" di questo potenziale futuro, che sarà sì soggetto a revisione, ma non è dato sapere in che modi e quanto diversamente dalla versione attuale: come verrebbe negoziata un'ipotetica royalty di cui all'articolo 11? E come potrebbe il web fidarsi ciecamente di un'intelligenza artificiale in grado di approvare o bocciare in maniera infallibile articoli, opinioni o post aziendali soggetti all'articolo 13, e soprattutto senza essere mai e poi mai "pilotata" da pressioni e interessi? C'è già chi afferma che tali domande non possono avere risposte rassicuranti, o che le risposte addirittura non esistono. Non resta che aspettare la nuova versione della direttiva, dopo l'estate, e il conseguente verdetto europeo. Tenendosi pronti per uno tra i due scenari: quello dello status quo, o quello del caos della rete.
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