In un crescendo di violenza e incertezza, il Pakistan ha dato oggi l'ultimo saluto a Benazir Bhutto, mentre il governo accusava dell'assassinio della leader dell'opposizione un capo taleban pachistano vicino ad al Qaida.
La "figlia dell'Est", come lei stessa si definiva, "BB" come la chiamavano i suoi sostenitori, la prima donna premier del mondo islamico - nel 1988, a soli 35 anni - la leader politica pachistana più conosciuta e amata dall'Occidente, è stata inumata nelle prime ore di un pomeriggio invernale nel mausoleo di Ghari Khuda Baksh, nei pressi di Larkana, nella provincia meridionale del Sindh, dove già riposano il padre Zulfiqar Ali Bhutto e i due fratelli di Benazir, morti in circostanze misteriose.
La bara bianca, coperta con la bandiera tricolore verde rossa e nera del Partito popolare pachistano (Ppp), di cui la Bhutto era presidente a vita, ha impiegato due ore per percorrere i sette chilometri dalla vecchia casa di famiglia a Larkana all'imponente mausoleo bianco con tre cupole, accompagnata da decine di migliaia di sostenitori, disperati per la perdita e infuriati con il presidente Pervez Musharraf, accusato di non aver fatto nulla per proteggere la loro leader.
La folla ha accolto il feretro al grido di "Allah Akhbar" (Dio é grande) mentre all'interno dell'edificio un imam pronunciava le preghiere di rito, presenti il marito Azif Ali Zardari, il figlio Bilawal, 19 anni, e le due figlie Bakhtawar, 17, e Asifa, 14. La Bhutto, 54 anni, è stata uccisa poco più di due mesi dopo il suo ritorno in patria, segnato da un attentato che costò la vita a 140 persone a Karachi, il 18 ottobre. La leader accusò allora il regime e successivamente ha denunciato che Musharraf non prendeva le misure necessarie per garantire la sua sicurezza. L'assassinio è avvenuto ieri a Rawalpindi, la città dove ha sede il quartier generale delle forze armate, a conclusione di un comizio. La Bhutto, secondo la versione del ministero dell'Interno, non è stata colpita da nessuna delle tre pallottole sparate dal kamikaze che si è successivamente fatto saltare in aria uccidendo almeno venti persone. La leader ha sbattuto la testa contro la leva del tettuccio apribile mentre tentava di ripararsi all'interno dell'auto blindata, al momento dell'esplosione, ha detto il portavoce del ministero Javed Iqbal Cheema. Una ricostruzione subito bollata come "falsa" dai leader del Ppp. Cheema ha imputato l'attentato al leader pachistano filotaleban Baitullah Mehsud, della zona tribale del Sud Waziristan, al confine con l'Afghanistan, dove è in corso una vera guerra fra militanti e Islamabad. "C'é un'intercettazione telefonica in cui Mehsud si congratula con un combattente per l'uccisione di Benazir Bhutto", ha detto Cheema. Mehsud è vicino all'organizzazione terroristica di al Qaida, anche se non ci sono prove che ne faccia parte. Un giornale pachistano a ottobre lo aveva citato fare minacce contro la vita della Bhutto, ma lo stesso Mehsud aveva smentito l'intervista. La Casa Bianca ha immediatamente esortato alla prudenza nell'attribuire la paternità dell'attentato.
"Dati i legami da lungo tempo intrattenuti tra i militari e i gruppi jihadisti", una commissione delle Nazioni Unite "sarebbe l'unico modo per avere un'inchiesta imparziale e credibile", afferma una dichiarazione dell'indipendente International Crisis Group. E mentre a Larkana, tra immense misure di sicurezza, si consumava il lutto, nel resto del Paese montava la violenza. Almeno 30 persone sono state uccise in disordini nel Sindh, dove la polizia ha avuto ordine di sparare a vista contro chiunque commetta atti di teppismo. 16 mila soldati delle forze paramilitari sono stati dispiegati in questa provincia, base politica del Ppp. Centinaia di vetture sono state incendiate e negozi saccheggiati. Intanto, nel Nord, nella valle dello Swat, un'autobomba ha ucciso sei persone durante un comizio del Partito di Musharraf. Un portavoce del governo ha detto che le elezioni si svolgeranno come previsto l'8 gennaio. Ma una decisione finale non è ancora stata presa, fra le pressioni interne a rinviarle e quelle internazionali a mantenere il voto come da programma. Il leader dell'opposizione, l'ex premier Nawaz Sharif, ha annunciato che le boicotterà, e molti ritengono che anche il Ppp non parteciperà. Chiunque abbia ordinato l'attentato, ha ottenuto lo scopo. I
l Pakistan, che quest'anno ha già avuto oltre 800 morti in attentati, è oggi molto più instabile. Il Partito popolare, che la Bhutto dirigeva con pugno di ferro, è rimasto orfano di un leader, così come il processo democratico. Stati Uniti e Gran Bretagna speravano in un'alleanza della Bhutto con Musharraf, al potere dal 1999 con un colpo di Stato, per far transitare il Paese dal regime militare a un governo civile. Lo scenario che ora si propone, con grande preoccupazione del mondo, è quello previsto dalla CIA nel 2005: il Pakistan, unico Paese musulmano con la bomba atomica, entro il 2015 "sarà un 'non Stato' in preda alla guerra civile e a rivalità inter provinciali, con una lotta per il controllo dell'arsenale nucleare e una totale talebanizzazione".
"La situazione è ormai tale che è pericoloso per qualsiasi partito operare politicamente", ha detto il generale in pensione Talat Masud, oggi analista politico, secondo il quale Musharraf potrebbe prendere misure drastiche. I mercati internazionali hanno reagito chiudendo al ribasso, mentre molti Paesi hanno sconsigliato ai loro cittadini di recarsi in Pakistan.