È stato definitivamente accertato il “depistaggio” delle indagini sul disastro aereo di Ustica. Le inchieste sulla morte di 81 persone partite da Bologna e dirette a Palermo furono inficiate da una “significativa attività di depistaggio”. Lo ha deciso la Cassazione dando ragione al ricorso degli eredi della proprietà dell’Itavia che fallì proprio in seguito all’incidente. La tesi “del missile sparato da aereo ignoto”, quale causa dell’abbattimento del DC9 Itavia caduto al largo di Ustica il 27 giugno 1980, risulta oramai 'consacrata'. Il processo penale si era concluso con l’assoluzione di quattro generali, ma la giustizia civile non si è fermata e la Corte ha disposto un nuovo esame della vicenda davanti alla corte d’appello di Roma: bisognerà verificare se la “situazione di irrecuperabile dissesto effettivamente preesistesse al disastro aereo o se in quale misura fosse determinata o aggravata in modo decisivo proprio dalla riconosciuta attività di depistaggio e di conseguente discredito commerciale dell’impresa” di cui Aldo Davanzali era presidente e amministratore. Ora i due Ministeri (Trasporti e Dufesa) torneranno sotto processo dopo essere stati già condannati a risarcire i parenti delle vittime.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti