Il fratello del giudice Paolo Borsellino e gli altri familiari delle vittime delle stragi di mafia di Capaci e via D’Amelio non sono stati ammessi come parte civile al processo sulla “trattativa” fra lo Stato e Cosa nostra.
Lo ha stabilito il Gup Piergiorgio Morosini, all’udienza preliminare del procedimento. Saranno parte civile invece Rifondazione comunista, il prefetto e attuale sottosegretario Gianni De Gennaro, il Centro Pio La Torre, il Comune di Palermo, la presidenza del Consiglio dei ministri.
La motivazione dell'esclusione a costituzione di parte civile dei familiari delle vittime delle stragi di mafia, a cui si era opposto anche il pm Nino Di Matteo, si fonda sul presupposto che gli eccidi di Capaci e via D’Amelio non sarebbero collegati direttamente alla trattativa perchè se così fosse attirerebbero la competenza a Caltanissetta. Fuori dal processo rimarranno anche l'associazione antiracket di Marsala e Antonino Vullo, unico poliziotto rimasto vivo.
Rigettata anche l'istanza avanzata dal legale di Mancino, l'avvocato Umberto Basso De Caro, che aveva chiesto di separare la posizione dell'ex ministro da quella degli altri imputati mancando la connessione tra le condotte contestate. Ad ogni modo la posizione dell'ex ministro resta in sospeso per un'altra questione, quella della competenza del tribunale dei ministri vista la carica ricoperta da Mancino nel periodo al quale le accuse si riferiscono.
Le prossime udienze sono state programmate per il 20, 22, 27 e 29 novembre prossimi. Le difese hanno già depositato memorie difensive con nuove questioni procedurali e si dicono pronte a fare di tutto per vincere questa battaglia.
Fonte: redazione palermomania.it
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