Il 2018 proclamato "Anno nazionale del cibo italiano" inizia con una buona novità: arriva l’etichetta d’origine per fare finalmente chiarezza su quello che è il prodotto simbolo del made in Italy. Una precauzione necessaria dal momento che una buona parte del grano è straniero e senza alcuna indicazione per i consumatori che non sanno più cosa portano in tavola.
Una novità che è il risultato di tante battaglie sul grano lanciate a livello nazionale da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere il “Granaio Italia” contro l’invasione del prodotto straniero, spesso di bassa qualità e trattato con sostanze vietate in Italia. Secondo quanto previsto dal decreto, del 17 febbraio le confezioni di pasta secca prodotte nel nostro Paese dovranno avere obbligatoriamente indicati in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”. Mentre il 16 febbraio è scattata anche l’indicazione dell’origine del riso in etichetta, che deve riportare le diciture “Paese di coltivazione del riso”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”. Qualora le fasi di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso avvengano nello stesso Paese, può essere recata in etichetta la dicitura “origine del riso”, seguita dal nome del Paese. In caso di riso coltivato o lavorato in più Paesi, possono essere utilizzate le diciture “UE”, “non UE”, ed “UE e non UE”.
“Una scelta molto apprezzata dai consumatori che chiede venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine degli alimenti. - ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo - Sarebbe stato del resto inconcepibile impedire ai cittadini di conoscere la verità privandoli di informazioni al quale hanno diritto , come quella di sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, accusato di essere cancerogeno e per questo proibito sul grano italiano”.
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 19 aprile 2017 l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
“Adesso occorre vigilare affinché la normativa comunitaria risponda realmente agli interessi dei consumatori - continua il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo - e non alle pressioni esercitate dalle lobbies del falso Made in Italy che vorrebbero continuare ad ingannare i cittadini cercando di frenare nel nostro Paese l’entrata in vigore una norma di trasparenza”.
A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Da aprile è in vigore l’etichettatura d’origine per latte e derivati. Dopo pasta, riso e pomodoro resta però ancora da etichettare la carne di coniglio, i salumi, i succhi di frutta, le confetture e il pane.
Non dimentichiamo che l’Italia ha un patrimonio unico al mondo e che nel settore del cibo il 2017 tocca il record di export a 40 miliardi di euro. Adesso il 2018n è un'occasione importante per valorizzare e mettere a sistema le tante e straordinarie eccellenze e fare un grande investimento per l'immagine del nostro Paese nel mondo.
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