Uno dei protagonisti della salvezza del Palermo è anche Gianni Di Marzio. L’ex giocatore, nominato consulente personale del presidente rosanero Maurizio Zamparini, in due mesi in Sicilia ha fatto da collante, riuscendo a rinsaldare il gruppo e, probabilmente, a fare anche da scudo nei confronti della squadra. Un ruolo importate che, da contratto, doveva chiudersi al termine del campionato, ma che potrebbe rinnovarsi anche per la prossima stagione, magari nel ruolo di direttore sportivo.
Intervistato dal Corriere dello Sport, Di Marzio svela il segreto di questa salvezza: «È stata un miracolo. Ho toccato le corde giuste, impossibile raggiungere certi risultati se non sei credibile e non hai carisma. I giocatori e Ballardini hanno avuto fiducia. Sono romantico, mi affeziono, avevo un debito con Palermo per una retrocessione che comunque non meritavamo. Invece, l’ultima giornata fummo beffati da risultati già scritti. Ora l’ho saldato».
Tra i compiti dell’ex allenatore rosanero c’era quello di stilare dei “profili” sui giocatori in rosa e Di Marzio sembra avere le idee chiare in merito: «Quella che manca al Palermo è l’esperienza. Porterei alcuni giocatori a Scampia o nei quartieri spagnoli di Napoli perché possano imparare il valore della furbizia. Ne avrebbero bisogno a cominciare da Hiljemark, Quaison e Trajovski. Posavec? Ha ottime qualità, sarà un giorno titolare, ma in A non puoi fare a meno di un portiere sicuro».
Chi, invece, non ha bisogno di stimoli, perché già grande, non solo d’età, ma anche di esperienza e carisma è Stefano Sorrentino. Il portiere 37enne, che ha detto addio al Palermo qualche giorno fa, per Di Marzio è un esempio. «Sorrentino mi ha commosso con le sue parole. A Catania lo vedevo bambino delicato, tenero. Mi avessero detto che sarebbe diventato portiere e famoso, avrei perso la scommessa. Invece ha fatto meglio del papà. Eccezionale anche come uomo e leader di un’operazione che per noi ha il valore di una Champions».
Ma cosa c’è nel futuro del consulente rosanero? Di Marzio un sogno ce l’ha: «Ora bisogna fare qualcosa, la città va rispettata. Non dimentichiamo che in 35mila ci hanno aiutato e che non si può perdere il patrimonio appena riconquistato. Cosa farò da grande? L’età c’è, oggi vorrei costruire un Palermo vincente».
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