E’ finalmente arrivata la tanto attesa sentenza emessa dal Tribunale Nazionale Antidoping sul caso che ha scosso le Olimpiadi di Londra del 2012 e frastornato l’Italia sportiva. Alex Schwazer, fino a quella maledetta estate britannica, è stato uno dei punti di forza della Nazionale azzurra d’atletica impegnata in competizioni internazionali di alto livello come i Giochi appunto. Tuttavia, proprio alla vigilia del suo debutto alle Olimpiadi, Schwazer è stato trovato positivo al test antidoping mandando in frantumi la sua carriera e inesorabilmente anche la sua immagine. La Procura Antidoping del Coni aveva chiesto quattro anni di squalifica per il maratoneta azzurro, ma l’ultima sentenza ne stabilisce tre e mezzo permettendo allo stesso Schwazer di potersi presentare ai Giochi di Rio in programma nel 2016. L’azzurro, però, si è addirittura confessato ottimista all’emissione della sentenza prevedendo una possibile riduzione della pena: “La pena definitiva sarà minore, ho fiducia. Mi aspettavo una sentenza più favorevole, pensavo di essere stato trasparente dopo il grande sbaglio che ho fatto. Confidavo in una maggiore comprensione, io ho comprato l'epo da solo, non posso dire 'me l'ha data qualcuno'. Chi si dopa e non dice niente va via con due anni e invece io... Ho tante cose da fare nella mia vita, non sto malissimo, certo la squalifica non posso accoglierla positivamente. Non sto pensando a quando rientrare e a come rientrare. Per il mio ego non è facile sentire tre anni e mezzo. Spero di spazzare via l'etichetta: tutta la mia vita, salvo un episodio, è stata senza doping. Ma non è che vieni facilitato, sono stato trattato in maniera molto severa. Nessuno ha detto 'hai sbagliato ma ora ti aiutiamo', ho sentito solo accuse”. Il marciatore altoatesino, nonostante l’ansia relativa all’attesa del processo sportivo, non ha perso tempo tenendosi in allenamento grazie alla bicicletta. Ciò che si scorge da un caso del genere, tuttavia, è il vero limite di una giustizia che non condanna in modo esemplare chi ha “peccato” con l’uso di sostanze illegale che alterano la prestazione sportiva del singolo. Una condanna molto più esemplare sarebbe servita non solo a punire il “colpevole”, ma anche da esempio a tutti i possibili futuri dopati sportivi...
Fonte: palermomania.it
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