Dopo la bufera che ha coinvolto Trapani, tra arresti e scarcerazioni, alla vigilia di queste movimentate elezioni comunali, i cittadini trapanesi devono anche fare i conti con la spazzatura. Sì, perché la raccolta differenziata sembra essere sconosciuta in città e c’è chi questo lo imputa ancora a Fazio, che in realtà non è più sindaco da 5 anni. L’attuale sindacatura sembra già storia passata, con l’ex generale dei Carabinieri Vito Damiano presto abbandonato dai suoi principali sponsor, il senatore Tonino D’Alì e il deputato regionale Mimmo Fazio. Ma per lui amministrare in solitudine in questi anni non è stato semplice.
E mentre Beppe Grillo, giunto brevemente in città mercoledì scorso, loda Ryanair, finanziata a suon di milioni pubblici per mantenere le sue tratte su Trapani Birgi, ma non parla di mafia, la città rotola in basso, con la Biblioteca Fardelliana, l’istituzione culturale un tempo orgoglio dei trapanesi, dove hanno soggiornato generazioni di studenti, che si avvia al suo triste destino di chiusura; con la ferrovia per Palermo, la vecchia “via Milo”, sospesa da anni, mentre per percorrere i 90 km per raggiungere il capoluogo di regione l’unico trasporto pubblico è il bus della Segesta, anch’esso finanziato dalla Regione, che collega il porto di Trapani alla stazione centrale di Palermo, ma ci vogliono quasi due ore.
Durante il suo comizio in città, Grillo ha lasciato intertenere cosa fare se al ballottaggio non dovesse giungere il loro Marcello Maltese: meglio uno al soggiorno obbligato, che uno corrotto. Infatti, per il senatore D’Alì vi è solo una richiesta di obbligo di soggiorno (in città), dopo l’assoluzione definitiva dal processo per concorso esterno in associazione mafiosa da parte della procura palermitana, che il tribunale di Trapani discuterà a luglio, mentre per il deputato regionale non siamo ancora nemmeno nella fase della richiesta di rinvio a giudizio. Per questo Fazio, dopo la fine dei domiciliari, ha confermato l’intenzione di continuare a correre per la sindacatura volando al suo comitato elettorale. In una lettera aperta ai trapanesi ha scritto: “Sarebbe molto più comodo per me, per i miei familiari, farmi da parte per potere, anche in modo più sereno, difendermi dalle accuse che mi vengono rivolte. Ma non abbandono la mia Città…”.
Fari puntati anche su Piero Savona. La sua campagna ha avuto solo un sussulto, quando ha polemizzato con D’Alì perché questi è favorevole all’abolizione degli Iacp, visto che secondo lui “consentirebbe di risolvere evidenti problemi di degrado degli immobili che andrebbero nella responsabilità diretta dei comuni”. Curiosamente Savona, dipendente regionale, è il dirigente responsabile dello IACP di Trapani, incarico di rilievo che anni fa portò all’ARS il forzista Nino Croce, e ha visto questa dichiarazione come un attacco personale. Non è piaciuto nemmeno il fatto che D’Alì abbia segnalato al Garante uno “spot elettorale fuori luogo” di Savona, annuncio bollato da quest’ultimo come un “tentativo di censura”.
Resta l’avvocato Giuseppe Marascia, a capo di una lista civica, l’unico tra gli altri candidati sindaco e chiedere a D’Alì e Fazio di ritirarsi. Marascia si era candidato alle regionali del 2012 nella lista “Rivoluzione Siciliana” di Cateno De Luca e Martino Morsello, e aveva ottenuto qualche centinaio di voti in provincia. Oggi è sostenuto da Antonio Ingroia.
Siamo ormai a poche ore dal voto. Ultimo giro di giostra per i cinque candidati per cercare di raccogliere gli ultimi consensi ma gli indecisi.
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