Con l’imminente ed ormai inevitabile aumento dell’Iva dal 21 al 22% si profila per gli italiani anche il pagamento, della seconda rata dell'Imu sulla prima casa, a metà dicembre. Entro il 15 ottobre, infatti, i 2,4 miliardi di euro già conteggiati nel bilancio di quest'anno devono essere trovati per evitare il pagamento dell'imposta sugli immobili, secondo l'impegno preso dal premier, Enrico Letta. Se prima della crisi, portare avanti tale impegno era già ‘a rischio’, adesso è ancora più improbabile che nella maggioranza si arrivi ad un accordo. Ma i problemi potrebbero esserci anche con la prima rata dell'Imu poichè il decreto che l'ha cancellata è ancora in Parlamento e se non dovesse essere convertito in legge, verrebbero a mancare, oltre al presupposto per l'abbattimento della seconda rata, anche le coperture previste per la prima. Salterebbero, cioè i 600 milioni attesi che si dovrebbero trovare con altre misure di bilancio entro l'anno. Insomma un vero guaio. Insieme al decreto per il rinvio dell’Ilva, infatti è saltata anche la manovra per riportare il deficit entro il tetto del 3% del prodotto interno lordo. In questo momento di crisi portare avanti queste operazioni risulta ancora più complicato. Tra l’altro anche un'intesa politica appare molto difficile anche sulla 'Legge di Stabilità' che il governo deve presentare entro il 15 ottobre, e che doveva essere lo strumento per il taglio del cuneo fiscale, la riforma dell'Imu e della Tares, la revisione delle aliquote Iva. Tutti interventi per i quali deve essere trovata una copertura finanziaria con tagli di spesa o nuove entrate, comunque con operazioni molto difficili dal punto di vista politico e dunque impensabili senza un accordo tra il Pd e Pdl.
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