Si torna a parlare di Iva e Imu, le due tasse a cui sono legati fin dall’inizio i destini del Governo Letta. Dal 21 al 22%, è questo il probabile aumento dell'Iva dal primo ottobre, ed è già polemica. Il Pdl, attraverso il presidente dei deputati Renato Brunetta chiede l’immediata smentita al premier Letta, e di onorare gli impegni presi nell'atto di nascita del governo. Secondo Brunetta, sarebbe bastata la visita di un giorno a Roma del commissario per gli Affari economici e monetari dell'Ue, Olli Rehn, con le sue dichiarazioni, a convincere tutti dell’inevitabile aumento dell'Iva a ottobre. Ma il presidente Letta, proprio nel discorso con cui ha ottenuto la fiducia delle Camere parlò di “rinunciare all’inasprimento dell’Iva” ottenendo anche per questo la piena fiducia del Pdl. “Siamo perciò convinti che il presidente del Consiglio onorerà gli impegni presi”, ha detto Letta. Anche secondo Roberto Speranza (Pd) l'ipotesi di un aumento dell'Iva sarebbe un “duro colpo per le famiglie e le imprese”. Ma la posizione del capogruppo del Pd alla Camera non coincide con quella del viceministro dell'Economia Stefano Fassina. “Per evitare l'aumento dell'Iva rivediamo l'intervento sull'Imu. Confermiamo la cancellazione per il 90% dei proprietari e lasciamo contribuire il 10% delle abitazioni di maggior valore”, ha detto Fassina aggiungendo che in questo modo si recuperano 2 miliardi, da usare anche per la deducibilità per i capannoni. Tra gli economisti molti ritengono che sia meglio lasciar fluttuare l’Iva e convogliare le risorse sul taglio delle tasse sul lavoro, che porterebbe denaro nelle tasche dei lavoratori. Un aumento dell’Iva verrebbe in parte riassorbito dai prezzi, perché i commercianti che preferirebbero rinunciare a parte del guadagno pur di non deprimere i consumi già bassi. E anche l’Ue suggerisce la stessa strada. “Le risorse per tutto non ci sono’’ ha detto il ministro Graziano Del Rio, anche perché, “l’Italia è osservato speciale e sarebbe molto grave che rientrassimo in procedura di infrazione”. Venerdì il governo esaminerà la Nota di aggiornamento al Def, nella quale il Deficit verrà indicato al 3,1%, cosa che richiederà qualche operazione all’interno del bilancio o comunque una stretta del Tesoro per rimanere sotto il tetto del 3%.
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