In povertà la Grecia ci batte e la Spagna ci segue. A disegnare questo triste quadro è l’Unione Europea. In Italia a correre il pericolo di scivolare nella povertà sono ben 18 milioni di persone, uno su tre, l'anno scorso uno su quattro. La mancanza di lavoro è sicuramente il principale fattore di rischio. Così è sempre più frequente il ricorso agli ammortizzatori sociali, come spiega l’Inps, che nel bilancio annuale segnala il boom. A beneficiarne sono circa 4 milioni tra cassaintegrati e dipendenti in mobilità. Ma si dovrà ricredere anche chi pensa che il lavoro pubblico sia una garanzia perché con il blocco delle assunzioni 130.000 posti sono stati persi.
Così gli stipendi sono sempre più bassi e il potere d'acquisto è crollato in quattro anni quasi del 10 per cento, sempre calcolato dall'Inps. Metà di questo calo si è registrato nel solo 2011 e anche chi è riuscito ad andare in pensione non se la passa bene, considerato che quasi metà degli assegni non arriva a mille euro. Il governo cerca di correre ai ripari e la riforma dell’Isee è una di queste iniziative mirate a garantire l'accesso al welfare a chi ne ha davvero più bisogno e a punire, invece, i furbetti. Altro tentativo è vincolare risparmi sulla spesa pubblica al taglio delle tasse sul lavoro, a chiederlo è la commissione Bilancio della Camera che sta esaminando la legge di stabilità.
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