“Mal comune mezzo gaudio”: dopo l’Italia, la crisi dell’Eurozona colpisce anche Francia e Germania. Incredibile a dirsi, ma i dati parlano chiaro e adesso a trainare il ribasso ci sono proprio i paesi di Merkel e Hollande. A soffrire per la prima volta dopo il 2012 è proprio la Germania, il cui Pil arretra allo 0.2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggiore delle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1% : la crescita del primo trimestre rispetto all’ultimo del 2013 è stata rivista dal +0,8 al +0,7%.
Poco confortanti anche i dati riguardo la Francia che registra addirittura crescita zero: tagli da 50 miliardi per la spesa pubblica e, da parte sua, il governo dimezza la previsione sulla crescita nel 2014, annunciando che non rispetterà i target di deficit fissati al 3,8% per il 2014 sforando il 4%.
Inoltre, dalle colonne di Le Monde, il ministro delle finanze, Michel Sapin, ha rivolto un appello all’Unione europea perché allenti la stretta, chiedendo allo stesso tempo alla Bce di mettere in campo tutti gli strumenti possibili per combattere il rischio di deflazione.
Ma la Bce è ferrea e decisa, puntando sempre al famoso Patto di stabilità: “Le riforme strutturali - scrive - dovrebbero mirare innanzitutto a promuovere gli investimenti e la creazione di posti di lavoro”, e i Paesi dell’Eurozona dovrebbero “procedere in linea con il Patto di stabilità e crescita senza vanificare i progressi conseguiti”, risanando i bilanci “in modo da favorire l’espansione economica”.
E se fino a qualche giorno fa l’Italia era l’ultimo e fastidioso chiodo della carrozza, che dai dati presentati in anticipo risultava la peggiore in fatto di crisi, adesso le superpotenze mettono il loro.
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