“Non avrà ricadute sui consumatori”. Diceva così il ministro Franceschini a proposito del decreto sull’equo compenso per copia privata che ha introdotto e innalzato le tasse previste per i supporti che consentono di salvare file musicali.
Ebbene è accaduto l’esatto contrario: le case produttrici di smartphone, Apple su tutte, hanno deciso di adeguare i prezzi dei propri supporti in commercio, addebitando al consumatore finale la cosiddetta “tassa sui telefonini”.
Ed è stata l’azienda di Cupertino a comunicare, attraverso un comunicato, di aver adattato il prezzo dei propri supporti in linea con le indicazioni contenute nel decreto del ministro Franceschini.
Solo per fare qualche esempio, un iPhone 5S da 64 Gb prima dell’entrata in vigore del decreto costava 949 euro, mentre adesso costa 954,25: ben 5,25 euro in più.
E per fortuna che le ricadute non sarebbero state per i consumatori.
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