"La nostra religione laica è sempre stata meno tasse, meno tasse, meno tasse. Oggi siamo sotto una vera e propria oppressione fiscale. Serve una rivoluzione fiscale che si chiama Flat tax". Lo ha annunciato Silvio Berlusconi a Domenica Live. "La Flat tax è una tassa uguale per tutti, per famiglie e imprese. C'è un'unica aliquota che sarà pari o inferiore all'aliquota più bassa di quella di oggi, il 23%", spiega il leder di Forza Italia.
"Oggi ci sono tasse altissime - sottolinea Berlusconi - ed è difficilissimo compilare il modulo 730. La Flat tax dovunque è stata applicata ha dato risultati straordinari. Ci sarà un modulo da una pagina e non più di sedici pagine". Con la Flat tax "si riduce l'evasione", spiega Berlusconi ricordando come la misura sia stata applicata in più di 60 Paesi.
Dunque, tra le tante proposte e promesse che i nostri politici stanno uscendo dal cilindro in questo periodo di pre-elezioni, adesso è il turno della Flat tax. Ma cos’è esattamente la Flat tax? Si tratta di un sistema fiscale che punta a ridurre le aliquote IRPEF ad una sola valida per tutti con la progressività dell’imposta garantita da detrazioni fiscali per i redditi più bassi. Detrazioni fiscali che, invece, non verrebbero concesse ai redditi più alti. Secondo i sostenitori di questo modello fiscale, una Flat tax, ovvero un’aliquota bassa e unica per tutti, porterebbe a una maggiore equità fiscale, all’abbassamento dell’evasione e persino un aumento complessivo del gettito fiscale per lo Stato.
Di fatto, se venisse introdotta la Flat tax alla base imponibile di ciascun contribuente verrebbe applicata un'aliquota fissa (es. 20%), sarebbe quindi sufficiente compilare un modello unico dal quale emerge quanto il contribuente è chiamato a versare, senza la necessità di dettagliare le spese deducibili e detraibili. Di conseguenza, gli operatori del settore fiscale e l'Amministrazione Finanziaria sarebbero sollevati dall'obbligo di verificare la correttezza di quanto dichiarato dal contribuente in termini di richieste di deduzioni e detrazioni.
Ideata per la prima volta dall’economista statunitense Milton Friedman nel 1956, la Flat tax è un sistema fiscale non progressivo in cui si applica una sola aliquota che, però, può essere associata anche a detrazioni o deduzioni: in quest’ultimo caso si ha la stessa aliquota legale per tutti (costante), sebbene, di fatto, l’aliquota media divenga crescente al crescere del reddito. In genere tale aliquota viene riferita al reddito familiare mentre, in altri casi, può essere applicata anche al reddito delle imprese. Solo in alcuni casi, i sistemi di Flat tax sono associati alla no tax area, ovvero a delle fasce di reddito, in genere quelle inferiori, che vengono esentate del tutto dalla tassazione. Si tratta di un sistema poco comune nelle economie capitalistiche avanzate dove, nella maggior parte dei casi, i sistemi nazionali di tassazione sono ispirati al modello progressivo, ovvero l’aliquota applicata varia al variare del reddito delle famiglie (o degli utili delle aziende), aumentando all’aumentare del reddito stesso.
I difensori della Flat tax sostengono che gli ex paesi comunisti dell'Europa dell'est hanno beneficiato dall'adozione della Flat tax. Alcuni di questi stati, in particolare i paesi Baltici, hanno riscontrato una crescita economica eccezionale negli ultimi anni. Tuttavia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno abbandonato la Flat tax, introducendo altre aliquote, e così anche l'Islanda dopo un'esperienza fallimentare. La Flat tax rimane ad oggi solo in Russia e in alcune Repubbliche ex sovietiche, oltre a quasi tutti i paradisi fiscali.
In Italia la nostra Costituzione prevede all’articolo 53 che il sistema tributario sia informato a criteri di progressività della tassazione con la capacità contributiva del cittadino e dunque l’eventuale applicazione della Flat tax sarebbe illegittima. Tuttavia l'uso dell'espressione "criteri", nella forma al plurale, autorizza a pensare che la Costituzione ammetta l'esistenza di più strade percorribili per giungere a un sistema tributario "tendenzialmente" progressivo, anche alla luce del fatto che la progressività non prevede necessariamente la struttura a scalare delle aliquote. È possibile, infatti, immaginare una progressività basata su una Flat tax unita a un bilanciato sistema di deduzioni e detrazioni progressive (né fisse, dunque, né meramente proporzionali). Per quanto riguarda la imprese, invece, la Flat tax esiste già, dal momento che l’IRES (imposta sul reddito delle società) prevede una sola aliquota pari al 24% dei loro utili.
Sul piano politico la Flat tax è sempre stato un argomento caldeggiato dalla destra: Silvio Berlusconi fu il primo a proporlo già nel 1994, al tempo della sua entrata in politica e che adesso torna a proporre questa alternativa all’attuale sistema di tassazione.
La Flat tax sarebbe davvero una soluzione adatta all’Italia? Chi l’ha proposta lo ha fatto in nome del popolo e con la speranza di un effettivo miglioramento della vita di tutti i cittadini o si tratta dell’ennesima trovata elettorale? Sul piano politico viene postulata un’alleanza tra ricchi e poveri, ma non va dimenticato che ciò probabilmente penalizzerebbe le classi medie, già fortemente colpite dalla crisi. Insomma, la buona riuscita di questa riforma fiscale non sembrerebbe così scontata come i politici vogliono far credere.
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