In Sicilia solo un Comune su quattro rende pubblici i pagamenti alle imprese: meno di un comune su due nell'Isola lo scorso anno ha aggiornato l'indicatore di tempestività dei pagamenti e solo il 24 per cento ha pubblicato sul proprio sito i dati analitici dei pagamenti stessi. È quanto emerge dal rapporto “Trasparenza, questa sconosciuta”, condotto sui 390 Comuni siciliani da Sicindustria, Confartigianato, Ance e Cna regionali. Secondo le associazioni, le informazioni risultano "confuse, parziali, con dati non aggiornati e pagine in allestimento".
L'analisi, che si è focalizzata sulle differenze a livello provinciale, ha suddiviso in Comuni in cinque classi in base al numero di abitanti, ed è emerso così che l'aggiornamento delle informazioni è maggiore nei Comuni con più di 10.000 abitanti, ma in ogni fascia meno della metà degli Enti locali ha pubblicato i dati sui propri siti istituzionali. La maglia nera spetta a Messina e Palermo, che non inseriscono nei loro siti alcuna informazione. Un primato in negativo condiviso anche da Lampedusa (Agrigento), Gela e Mussomeli (Caltanissetta), Castelvetrano (Trapani), Palagonia (Catania), Agira (Enna) e Avola e Solarino (Siracusa), Modica (Ragusa).
E i ritardi nei pagamenti in alcuni casi hanno superato i dieci anni e spesso hanno messo in grossa difficoltà le imprese, alcune sull'orlo del fallimento. "In Sicilia - dicono gli imprenditori edili - circa 5 miliardi di euro stanziati per nuove infrastrutture restano da tanti anni nei cassetti: 3,8 miliardi di opere finanziate e non appaltate, 750 milioni per sistemi fognari e di depurazione bloccati dalla riforma del Codice degli appalti e 500 mln per manutenzioni stradali. A parte la recente introduzione del nuovo Codice degli appalti, con norme poco chiare e prive di linee guida, che ha creato problemi interpretativi alle stazioni appaltanti, il blocco ha radici lontane, soprattutto nell'inclinazione al non fare di molti burocrati".
"L'edilizia è al collasso – dichiara Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia - con una terribile perdita di imprese e di occupati, e l'Isola è sempre più irraggiungibile. Ormai, infatti, una merce ordinata non arriva prima di venti giorni o un mese, perché' i Tir si muovono solo a carico pieno e preferiscono la via del mare per non affrontare la disastrata rete viaria siciliana, ma le compagnie di navigazione danno priorità ai turisti e, dunque, migliaia di mezzi sono costretti ad attendere lunghi turni per l'imbarco".
Caos anche nel settore degli appalti: tra i fondi Ue spesi solo per il 5%, progetti che non vengono redatti, valanghe di ricorsi su un nuovo Codice poco chiaro: "Ma assistiamo anche allo sfruttamento di indotto e lavoratori grazie a norme che favoriscono i ribassi eccessivi e l'insinuazione dell’illegalità, a scapito della qualità e della sicurezza degli addetti e dei fruitori finali. L'Ance chiede uno sforzo di volontà e di coraggio alle istituzioni nazionali e regionali per mettere ordine in questa giungla creata da una riforma frettolosa dettata da spinte contrarie al bene comune e poco attenta alla necessità di semplificare e velocizzare le procedure".
Intanto Ance Sicilia ha lanciato una nuova proposta, chiedendo a tutti i cittadini di inviare segnalazioni che denunciano situazioni di grave disagio e di danno allo sviluppo economico provocate dal mancato utilizzo di finanziamenti per l'avvio di cantieri o per il completamento di opere pubbliche.
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