La recessione economica del Belpaese non desiste e le innumerevoli crisi aziendali che inficiano sul lavoro degli italiani contribuiscono al peggioramento dello stile di vita medio, anche se in netto miglioramento rispetto al 2012.
Il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale. Lo rende noto l'Istat pubblicando i risultati dell'indagine su reddito e condizioni di vita condotta nel 2013. Rispetto all'anno precedente, l'indicatore diminuisce di 1,5 punti percentuali. Ma,iI valori più elevati si registrano tra le persone residenti al Sud.
Il rischio povertà è alto anche tra i componenti di famiglie numerose (39,8%), con tre o più figli (43,7%), soprattutto se minori (45,4%) o con un solo reddito (46,1%). Rischio che invece diminuisce tra gli anziani soli, (dal 38,0% al 32,2%), i monogenitori (dal 41,7% al 38,3%), le coppie con un figlio (dal 24,3% al 21,7%), tra le famiglie con un minore (dal 29,1% al 26,8%) o con un anziano (dal 32.3% al 28,9%).
Come sottolinea l'Istat, resta stabile la quota di persone in famiglie a rischio di povertà (19,1%) e in leggero aumento quella di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 10,3% all'11,0%).
L'indagine dell'Istat è stata condotta su 18.487 famiglie (circa 44.622 individui), rilevando i redditi netti familiari e numerosi indicatori delle condizioni economiche delle famiglie.
Per metà delle famiglie, il reddito netto non sale oltre i 24.215 euro. Nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie guadagna meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord, per il Centro il valore sale al 96%. Il 20% più ricco delle famiglie percepisce il 37,7% del reddito totale, al 20% più povero spetta il 7,9%.
Si tirano ancora i denti per arrivare alla fine del mese un po’ in tutte le famiglie dello Stivale, e a passarsela peggio sono sempre più le famiglie monoreddito.
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