Secondo le affermazioni di Federconsumatori, il passaggio dal 21 al 22% dell’Iva sarà un'ulteriore stangata per le famiglie italiane, che vedranno alleggerirsi le loro tasche di ulteriori 207 euro l'anno. In particolare le associazioni dei consumatori spiegano che l'aumento sui costi energetici di impresa si rifletterà sul settore dell'abbigliamento, calzature, vini e liquori, per non parlare dell'aumento dei carburanti. Reazione a catena che interesserà inevitabilmente anche i costi dei trasporti di beni e servizi e quindi i prezzi al dettaglio degli stessi; è altresì inevitabile che lievitino anche i prezzi di quei beni la cui aliquota iva non sarà ritoccata. Adusbef e Federconsumatori dunque ritengono vitale rinunciare all'aumento Iva, e soprattutto evitare di girarci attorno incrementando un altra imposta, come per esempio le accise sui carburanti.
Le famiglie italiane negli ultimi due anni hanno speso il 7,8% in meno. A confermare questi cali anche le stime di Confcommercio, che denuncia pericoli di ulteriore depressione economica, soprattutto a discapito delle fasce della popolazione meno abbienti come ad esempio i nuclei familiari numerosi, il che potrebbe aggravare la crisi economica. La soluzione alternativa all'aumento Iva proposta dall'Associazione degli esercenti riguarda la riqualificazione e riduzione della spesa pubblica, azione finora tenuta non molto in considerazione dalle varie manovre finanziare che sono state varate in questi anni. Infine, ma non meno importante, se aumenterà l'Iva, l'Italia potrebbe aggiudicarsi il primato del Paese più tassato dell' Euro-zona, che al momento è uguale a Belgio, Spagna e Olanda. Seguono: l'Austria, con il 20%, Francia, 19,6% e Germania con il 19%.
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