La crisi economica che da anni ormai affligge il nostro Paese ha profondamente mutato il rapporto degli italiani con la ricchezza: un tempo l’Italia era simbolo del “miracolo economico”, dove il benessere era ostentato e gli investimenti erano future miniere d’oro, dove si aumentavano le pensioni e il reddito pro-capite in 15 anni passava da 4mln a 17mln di lire.
Oggi, invece, siamo il Paese del risparmio e della disoccupazione giovanile, il Paese che cresce al tasso del -0.2/-0.8% del Pil e dove il 65% della popolazione ha una pensione sotto i 1500 euro mensili (dati Istat).
È facile, dunque, in questa particolare situazione lasciarsi condizionare superficialmente da notizie e fenomeni economici ingannevoli, come la deflazione, vale a dire la diminuzione del livello generale dei prezzi. In quest’ultimo periodo l’Italia è entrata in una “spirale” di deflazione con conseguente livello d’inflazione vicino allo 0%.
Ma quali sono le conseguenze reali di questo fenomeno? Le cause? È davvero conveniente per chi acquista? Per un semplice consumatore la situazione può sembrare paradisiaca: un prodotto su due costa meno, quindi, con uno stesso budget è possibile acquistare più beni. Il problema principale in economia è che l'apparenza inganna, e il beneficio è destinato a non durare.
Infatti, perché i prezzi diminuiscono? Riduzione della domanda, stagnazione della produzione e bisogno di recuperare i costi spingono i produttori ad abbassare disperatamente i prezzi: sono gli stessi produttori che hanno bisogno di ripagare fornitori, dipendenti e altri stakeholder, come potranno farlo con meno liquidità?
Come spesso accade in economia però, le conseguenze negative dei fenomeni economico-sociali colpiscono le piccole-medie imprese: la maggior parte delle grandi multinazionali, sfruttando economie di scala e forti poteri contrattuali, non abbassa il livello dei prezzi, potendosi permettere temporanee flessioni vendite.
Diminuzione del livello dei prezzi vuol dire sostanzialmente svalutazione: chi ha comprato l’anno scorso un’immobilizzazione per 100 e vuole venderla per ripagare un debito di 90, a causa della deflazione è costretto a venderla a 60. Come gestire questa possibile “crisi” del mercato immobiliare?
La deflazione degenera in una paralisi dei consumi, poiché si è propensi a posticipare nel tempo qualsiasi acquisto non indispensabile, non curandosi dell’inesorabile futura discesa degli stipendi. La moltiplicazione di questa scelta per gran parte dei protagonisti di un sistema economico genera una contrazione dei consumi, deprimendo la crescita.
Tralasciando discorsi più tecnici sul Pil, che in presenza di deflazione e decrescita non aumenta, e sui mutui stipulati con tasso d’interesse fisso, che in presenza di inflazione risultano meno onerosi da rimborsare nel tempo per l’adeguamento proporzionale di prezzi e salari, è importante sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della deflazione, per rompere l’incantesimo di una "nuova ingannevole ricchezza".
La soluzione per risollevare il tasso d’inflazione potrebbe essere un intervento della Bce (Banca Centrale Europea) con operazioni di mercato aperto: immissione di liquidità nel mercato destinata a finanziare famiglie e imprese, per riportare il livello dei prezzi intorno al 2%. Signor Draghi, tocca di nuovo a lei.
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