Secondo la multinazionale dei servizi per il lavoro Ernst & Young, entro il 2018 la tecnologia in Europa produrrà quasi 5 milioni di posti di lavoro. Ma per gli analisti quasi la metà delle posizioni rimarranno scoperte a causa di competenze mancanti. La soluzione adottata dagli esperti è il Digital Recruiting, un nuovo trend che mette al centro la tecnologia e che sta rivoluzionando il settore delle risorse umane.
A cambiare sono soprattutto i modelli di selezione del personale: l’universo digitale è infatti un bacino ideale per trovare talenti. Accanto agli annunci pubblicati in rete, le aziende organizzano sempre più spesso “call for ideas”, incubano startup e usano i social network per valutare la web reputation del candidato.
Migliaia di imprese utilizzano Facebook, LinkedIn o Twitter per offrire lavoro e per orientarsi nella scelta del personale da assumere. L'esempio più recente è Facebook che ha lanciato la nuova funzionalità “Jobs” per permettere alle aziende di creare delle offerte di lavoro dai loro account. Impossibile quindi astenersi dalla ricerca di un impiego via social. La regola d’oro per farsi conoscere online è pochi profili ma buoni. Le informazioni base non possono mancare ma la chiave di un profilo di successo è l’aggiornamento continuo dei dati. Fondamentale inserire i corsi frequentati, le attività svolte e le aziende con cui si è collaborato in precedenza. L’headline su LinkedIn dev’essere poi semplice e dare subito l’idea di che cosa facciamo nella vita. Anche le foto hanno il loro valore: devono essere belle ma professionali. Da escludere quindi i selfie, gli scatti con occhiali da sole e le foto di gruppo.
Il mercato del lavoro sta cambiando e lo sanno bene le aziende italiane che stanno sperimentando nuove strategie per ampliare la propria rete di contatti e di potenziali dipendenti o collaboratori. Ecco allora spiegata la popolarità della Startup intelligence e le frequenti “call for ideas”. Si tratta di contaminazioni tra il mondo delle startup e delle imprese che puntano all’innovazione come fattore di crescita. Tra le soluzioni pop ci sono anche gli Hackathon, maratone digital che hanno come obiettivo scovare i migliori talenti in grado di offrire idee innovative alle imprese. Una modalità nuova di fare networking al di fuori dei canali tradizionali che in Italia è arrivata nel 2015 e che adesso sta vivendo un periodo di boom.
Tra i profili più richiesti in azienda ci sono gli app developer, i digital analyst e i digital strategist. Nel primo caso si tratta di uno sviluppatore specializzato nella creazione di applicazioni per smartphone, mentre nel secondo parliamo di una figura in grado di interpretare dati e statistiche in chiave business. Il terzo profilo é invece quello di un professionista che si occupa dell’ideazione e della gestione delle strategie di marketing e della comunicazione digitale in senso lato. Difficile poi secondo i cacciatori di teste trovare persone competenti in ambito data platform e machine learning. Nel caso poi delle tecnologie di stampa 3D mancano ancora gli specialisti: nei prossimi anni dovranno essere formati migliaia di operai nel settore dell'additive manufactory. Big data, cloud, mobile, cybersecurity sono poi i comparti ICT in cui le aziende italiane cercheranno più professionisti secondo l'Osservatorio delle Competenze Digitali.
Gli esperti oggi concordano nel dire che le figure professionali di domani dovranno essere capaci di gestire una grande mole di dati, possedere abilità statistico-matematiche e informatiche. Il curriculum e il titolo di studio non sono più i soli parametri su cui si basa la scelta del professionista da assumere: servono competenze specifiche e persone dotate di flessibilità. In breve, teste in grado di applicare il sapere in modo trasversale. L’altro grande gruppo di competenze richieste è quello delle soft skill. Ecco quindi che mettere in evidenza le proprie capacità di problem solving e di lavoro di squadra può fare la differenza. Tra le abilità di cui le aziende avranno sempre più bisogno troviamo anche le doti manageriali. In particolare avrà fortuna chi saprà far dialogare le varie professionalità e i dipendenti di età diverse. Nei prossimi dieci anni avremo infatti cinque generazioni diverse a lavoro insieme nelle aziende.
Fonte: Corriere.it
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