Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato ha lanciato l’allarme: "La situazione creditizia delle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, è molto critica. Quel che è più grave e paradossale è che gli imprenditori sono costretti a indebitarsi con le banche per compensare i mancati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione di altre aziende". L'associazione ha infatti raccolto ed elaborati dati non proprio entusiasmanti: tra maggio 2012 e maggio 2013 i prestiti bancari alle aziende sono diminuiti di 41,5 miliardi di euro, pari a un calo del 4,2%. Allo stesso tempo, il debito accumulato dalla Pubblica amministrazione verso le imprese si attesta attorno ai 91 miliardi di euro. Al calo della quantità di finanziamenti al sistema produttivo si accompagna l’aumento dei tassi di interesse: a maggio 2013 il tasso medio per i prestiti fino a 1 milione di euro è del 4,36% ma sale al 4,85% per i prestiti fino a 250.000 euro. In base a questi numeri, l’Italia è seconda solo alla Spagna per i tassi più alti d’Europa: la differenza rispetto alla media Ue è di 84 punti base in più, ma lo spread sale a 148 punti base nel confronto con i tassi medi pagati dalle imprese in Germania. Le più penalizzate sul fronte dei tassi di interesse sono le piccole imprese con meno di 20 addetti. In Italia la situazione peggiore si registra in Calabria dove le piccole imprese pagano i tassi più alti: 10,58%. Seguono la Campania con il 10,55% e la Puglia con il 10,22%. Sul versante opposto della classifica, il denaro è meno costoso nella Provincia Autonoma di Bolzano (5,97%), nella Provincia Autonoma di Trento (6,64%) e in Emilia Romagna (7,94%). L’Italia, poi, secondo quanto rilevato da Confartigianato nel 2012, è il paese europeo con la somma più alta (91 miliardi) che riguarda i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese fornitrici di beni e servizi. Una cifra aumentata di 0,3 punti di Pil rispetto al 2009, a fronte del calo registrato in Francia, Regno Unito e Spagna. Record negativo in Europa anche per i tempi di pagamento della Pa italiana: 170 giorni, vale a dire 109 giorni in più rispetto alla media Ue. Gli imprenditori italiani pagano molto caro il ritardo dei pagamenti della Pa rispetto ai 30 giorni previsti dalla Direttiva europea in vigore da quest’anno. Nell’attesa di quanto loro dovuto, infatti, sono costretti a finanziarsi rivolgendosi alle banche e ciò provoca un extra costo di ulteriori 2,2 miliardi. Si aggiunge al disastro anche il lavoro nero. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, i quasi 3 milioni di lavoratori in nero presenti in Italia producono, con le loro prestazioni, 102,5 miliardi di Pil irregolare all’anno (pari al 6,5% del Pil nazionale), sottraendo alle casse dello Stato 43,7 miliardi di euro di gettito.
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli più letti