Tra il pagamento di dicembre dell’imposta municipale propria per seconde case, terreni e capannoni e tra il pagamento della mini-imu, i contribuenti italiani si ritrovano in un vero e proprio clima di incertezza tributaria.
Oggi scadono i termini per pagare due delle imposte che i cittadini avvertono come più ‘antipatiche’, l’Imu e la Tares. Ovvero le tasse sulla casa e sui rifiuti, al centro di polemiche, leggi e sigle coniate e revocate. Una confusione di atti e norme e promesse politiche, più o meno disattese, tra le quali si fa fatica a orientarsi, ma dalle quali emerge un’unica certezza: oggi I cittadini dovranno sborsare diversi soldi.
La seconda rata dell’Imu, l’imposta municipale unica introdotta nel 2011 dal governo Berlusconi e modificata, l’anno dopo, dall’esecutivo Monti. Volgarmente, la tassa sulla casa (e sul patrimono immobiliare in genere). Questa scadenza riguarda i ‘soli’ proprietari di seconde case, immobili d’impresa, negozi, uffici, capannoni e fabbricati rurali. Per la prima casa, infatti, l’imposta era stata cancellata, salvo poi ‘riaffacciarsi’ nei giorni scorsi sotto forma di mini-Imu con scadenza il 16 gennaio prossimo. I cittadini saranno chiamati a versare il 40% della differenza tra l’Imu 'standard' e quella ‘effettiva’, calcolata invece sulle aliquote realmente stabilite dai Comuni stessi.
La Tares, entrata in vigore solo nel 2013, in sostituzione della Tarsu prima, e Tia, poi, è basata sulla superficie dell’immobile di riferimento, il numero dei residenti, l’uso, la produzione media dei rifiuti e altri parametri e ha come obiettivo la copertura economica, per intero, del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti del Comune. Anche in questo caso la seconda rata scade oggi e in questi giorni è arrivato nelle case il famigerato F24 da pagare in banca, alla posta, o on line negli istituti che lo rendono possibile. Chi deve pagare la Tares? I proprietari o occupanti di beni immobili che per la loro destinazione ed uso possono generare rifiuti. Inoltre, il contribuente è tenuto a versare allo Stato la maggiorazione per i cosiddetti “servizi indivisibili”, fino a oggi a carico del Comune, come illuminazione e manutenzione stradale, polizia municipale, anagrafe, calcolati in 30 centesimi a metro quadrato.
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