Si è tenuto oggi a Palermo, nell'ambito della sesta edizione delle Giornate dell'economia del Mezzogiorno, il convegno "Dopo il Rapporto SVIMEZ 2013: una logica industriale" per la ripresa dello sviluppo del Mezzogiorno e del Paese. È intervenuto il Direttore della SVIMEZ, Riccardo Padovani.
Dal 2008 al 2012 in Sicilia si sono persi 11 punti di PIL e 86mila posti di lavoro, di cui circa 80mila tra giovani under 34, la disoccupazione corretta è arrivata a sfiorare il 33%, e il rischio di povertà è sull'isola quattro volte superiore del Centro-Nord. Eppure al di là di questi terribili numeri sull'emergenza siciliana, quello che colpisce è il silenzio dei tecnici e dei politici sul tema dello sviluppo, senza il quale non esiste la crescita, oppure l'insistenza sulla supremazia della logica dell'austerità per rilanciare il Paese, mentre occorrerebbe una nuova strategia di politica industriale centrata sul manifatturiero e un approccio di sistema nella gestione dei progetti strategici simile a quella degli anni del dopoguerra per far ripartire tutto il Paese avendo come fulcro il Mezzogiorno.
“Non c’è crescita senza sviluppo - ha ricordato Padovani - e forse, come ha di recente osservato il Presidente della SVIMEZ Adriano Giannola, la più grande carenza di tecnici e politici è proprio questo grande silenzio sul tema dello sviluppo, mentre grande è l’attenzione ai pallidi segnali di una auspicata ripresa congiunturale, che temiamo non modificherebbe la grande sterilità di risultati in un governo dell’economia che si limitasse a perseguire la logica dell’austerità".
La SVIMEZ continua a insistere sul fatto che il Mezzogiorno costituisce la grande opportunità nazionale per avviare un percorso di ripresa dell’economia. Percorso che dovrebbe essere centrato su una politica industriale attiva, che sappia adeguare il sistema produttivo alle sfide della globalizzazione riqualificando il modello di specializzazione e penetrando in settori emergenti e innovativi in grado di creare nuove opportunità di lavoro. Serve insomma una logica “industriale” e un approccio “di sistema” nella gestione di progetti che richiede investimenti strategici diluiti nel tempo e una progettazione a lungo termine sul modello di quella attuata negli anni ’50 e ’60.
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