A Palermo c’è poco lavoro. La triste conferma arriva dai dati emersi dall'ultima rilevazione dell'Osservatorio economico della provincia di Palermo realizzato dalla Camera di Commercio di Palermo in collaborazione con l'Istituto Tagliacarne di Roma e presentati oggi.
Fra il 2009 e il 2013 il capoluogo siciliano ha perso più di 46mila occupati, con un calo del 6,8% solo nell'ultimo anno.
I soggetti più colpiti dalla crisi sono le donne, con un tasso di disoccupazione pari al 23,6%, superiore di oltre 10 punti a quello nazionale, e i giovani, per i quali il dato si assesta al 45,2%. Il capoluogo siciliano è, inoltre, la terza provincia italiana per potenziale non sfruttato di lavoratori fra 15 e 34 anni (36,9%), considerando sia i disoccupati ufficiali sia gli inattivi disponibili a lavorare.
Il 63,6% dei non occupati residenti a Palermo è laureato: un dato che si traduce in un costo del sistema formativo del tutto sprecato.
Lo studio sfata anche un luogo comune: i giovani palermitani pur di lavorare sono molto flessibili. Un indicatore di adattabilità basato sulla disponibilità ad accettare forme contrattuali meno favorevoli e tutelanti e forme di mobilità territoriale, infatti, colloca Palermo fra le prime 33 province italiane, e in terza posizione in Sicilia.
Inoltre, secondo il rapporto, Palermo risulta tra le prime 20 province italiane per disponibilità dei giovani ad avviare imprese e forme di lavoro autonomo.
Non va meglio nemmeno se si osserva l'andamento della Cig ordinaria, che mentre a livello nazionale mostra segnali di rallentamento nel corso del 2013, a Palermo evidenzia una crescita quasi doppia rispetto al 2012, generando un nuovo bacino di disoccupati potenziali per gli anni a venire.
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