L’istruzione in primo piano, sì, ma solo per nuovi tagli: gli insegnanti italiani dovranno restituire 150 euro al mese allo Stato. Dopo il congelamento del 2010 erano arrivati finalmente i soldi tanto attesi e che riportavano in vita i cosiddetti “scatti di anzianità”. Tuttavia le mensilità “extra” di aprile e settembre, a cui gli insegnanti sono costretti a rinunciare da tre anni, tornano nell’occhio del ciclone; lo scorso settembre il governo Letta ha deciso, con il decreto 122, di prorogare il blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti. Nessuno aveva capito che questo “stop” comportava la restituzione degli aumenti erogati e percepiti. A spiegarlo con una nota interna è stato il Ministero dell’Economia e Finanze.
A chiarire ulteriormente il danno economico ci pensa la Flc-Cgil: chi ha avuto scatti a gennaio 2013 e si è visto attribuire gli arretrati ad aprile, “dovrà restituire i soldi percepiti in più nell’anno 2013”, invece chi ha avuto lo scatto da settembre 2013 dovrà restituire i soldi avuti in più da settembre. Qual è l’effetto di tutto ciò? Chi attendeva tale scatto per il pensionamento dovrà attendere settembre prossimo, solo in questo modo infatti potrà trarre vantaggi in termini di pensione e di buonuscita. Contro tali provvedimenti, sia Cgil che Cobas hanno indetto un presidio al ministero per venerdì 17 gennaio. Tra le forze politiche, si oppongono il M5S e il Pd; il renziano Davide Faraone, infatti, si augura che si tratti “solo di un equivoco” e infine anche il ministro Maria Grazia Carrozza protesta e lo fa spalleggiando i docenti nella lettera inviata a Saccomanni in cui si chiede di sospendere la procedura di recupero degli “scatti” stipendiali per il 2013.
Fonte: palermomania.it
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