A causa della norma che fissa una differenza tra uomini e donne negli di anni di contributi che devono essere versati per ottenere il pensionamento anticipato, l'Unione Europea sta aprendo una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia. Lo ha riferito l’agenzia Ansa precisando che oggi sarà decisa la messa in mora di Roma. A finire sotto i riflettori della Commissione sono le disposizioni contenute nella legge 214 del 2011: gli anni minimi di contribuzione (sia sia per il settore pubblico che per quello privato) per ottenere la pensione prima di arrivare all'età massima sono stati fissati in 41 e 3 mesi per le donne e 42 e 3 mesi per gli uomini. Tale norma che che dovrebbe entrare in vigore a partire dal gennaio prossimo è stato considerata dall’Ue in contrasto con l'articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che stabilisce la parità di trattamento tra uomini e donne. L’Italia, tuttavia, non è nuova ai ‘rimproveri’ dell’Ue. Nel 2010, infatti, la Commissione Ue era scesa in campo contro l'Italia intimando l'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nell'ambito della Pubblica amministrazione. Il governo italiano cercò di adeguarsi portando l'età pensionabile a 65 anni anche per le donne, a partire dal 2012. In particolare alla base della decisione c’è una sentenza dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea emessa nel novembre del 2010 in cui si sottolineava come un datore di lavoro di diritto pubblico abbia la facoltà di licenziare gli impiegati che abbiano maturato il diritto alla pensione di vecchiaia per promuovere l’inserimento professionale di persone più giovani, darebbe un vantaggio di cinque anni per le donne, che maturerebbero prima il diritto alla pensione di vecchiaia. Per la Corte questo costituisce una discriminazione basata sul sesso, e vietata dalla direttiva 207 del 1976 che, definendo l’applicazione della parità di trattamento, implica l’assenza di qualsiasi discriminazione fondata sul sesso. Con la decisione di messa in mora dell’Italia si dà il via alla procedura d’infrazione seguita dall'invio al governo di una lettera in cui vengono dettagliate le contestazioni e chieste spiegazioni entro, al massimo, un paio di mesi.
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